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Venezia in autunno
VENEZIA IN AUTUNNO
Viale Garibaldi, Giardini di Castello.
ph. Rino Sgarbossa via Facebook
COSA FARE A VENEZIA DA SETTEMBRE A NOVEMBRE
Questa è la stagione ideale per un viaggio nella città lagunare: le giornate autunnali sono perfette per scoprire Venezia sotto un’altra luce e per osservarla con gli occhi di chi ci vive, addentrandosi nei campielli dove i bambini giocano, gli artigiani lavorano nelle loro botteghe, le persone si incontrano ai tavolini dei caffè, e le bancarelle dei mercati aprono alle prime luci dell’alba.
I costi più accessibili permettono anche di prolungare di qualche giorno la permanenza in città, così da respirare la più vera atmosfera veneziana. Perché Venezia in autunno invita alla lentezza.
È il momento migliore per fare passeggiate nei giardini segreti, esplorare le isole meno conosciute, godersi un caffè in uno dei caffè storici di Piazza San Marco e assaggiare i prodotti tipici autunnali della tradizione: ecco alcune idee per vivere al meglio la città lagunare in questo periodo.
ALLA SCOPERTA DEI GIARDINI NASCOSTI
Non tutti sanno che Venezia custodisce più di 500 giardini, spesso celati dietro alte mura o antichi palazzi. L’inizio dell'autunno è il momento perfetto per visitarli, quando l'aria è più fresca e le foglie iniziano a cambiare colore.
Gli anglosassoni lo chiamano foliage: fino a novembre, i parchi in città riservano scorci poetici e inaspettati a chi vi passeggia tra viali alberati e aiuole fiorite. Come i Giardini di Castello, uno dei primi parchi pubblici costruiti in Italia, o i Giardini Papadopoli, ombreggiati da alti olmi, tigli e aceri, o ancora il vasto parco monumentale sull’Isola di San Giorgio Maggiore, dove ha sede la Fondazione Giorgio Cini.
Tra i più raffinati giardini di palazzo, invece, c’è il piccolo Giardino di Palazzo Querini Stampalia, una vera e propria gemma verde non lontano da San Marco, progettato dall'architetto Carlo Scarpa negli anni Cinquanta. A pochi passi dal vivace Campo Santa Margherita si trova il Giardino di Ca' Rezzonico, un’altra oasi di pace visitabile liberamente negli orari di apertura del Museo del Settecento veneziano, che ha sede qui dal 1936. Oppure ancora il piccolo Giardino di Palazzetto Bru Zane, dove è ospitato il Centre de Musique Romantique Française, aperto al pubblico con visite guidate gratuite tutti i giovedì pomeriggio.
Tra settembre e ottobre, poi, da non perdere il programma di aperture straordinarie ed eventi del celebrato Giardino di Palazzo Soranzo Cappello, sede storica della Soprintendenza a Venezia, visitabile con tour guidati in occasione delle Giornate Europee del Patrimonio e grazie al Piano di Valorizzazione dei luoghi della cultura statali.
Ogni primo fine settimana di ottobre, da ormai vent'anni, il Festival dei Giardini è un'occasione unica per entrare in giardini segreti e solitamente chiusi, con visite guidate, reading e momenti conviviali promossi dal Wigwam Club Giardini Storici Venezia.
Giardino di Palazzo Soranzo Cappello.
ph. Debora Tosato
ESPLORARE LE ISOLE MENO FREQUENTATE DELLA LAGUNA
L’autunno è anche la stagione perfetta per esplorare le isole meno frequentate della laguna. È più facile, se si vuole, confondersi tra i residenti, e partecipare alle feste della tradizione.
Come a Sant'Erasmo, l'isola "orto di Venezia", dove tra la fine di settembre e i primi di ottobre, nel periodo della pigiatura dell'uva, si ripete ormai da quasi cinquant'anni la Festa del mosto. Gli isolani danno il benvenuto alla nuova stagione con la mostra mercato dei prodotti ortofrutticoli e dell’artigianato, dove si assaggiano vini, frutta e ortaggi protagonisti del periodo; il momento più atteso è quello delle regate di voga sulle imbarcazioni tipiche della laguna.Tutto l'anno è sempre possibile visitare direttamente le sedi dei coltivatori locali, conosciuti per il vino e soprattutto per i famosi carciofi violetti di Sant'Erasmo, varietà autoctona dal sapore inconfondibile.
Accanto a Sant'Erasmo c'è un'altra isola della laguna ricca di orti, vigne e frutteti: è l’Isola delle Vignole, una vera e propria oasi naturale, raggiungibile con la linea 13 del servizio dei trasporti pubblici ACTV. Dagli orti dell'isola un tempo provenivano le verdure del mercato di Rialto, trasportate ogni giorno su grandi barche a remi. Di recente qui hanno aperto nuove aziende agricole che intendono recuperare l'antica produzione vinicola. In passato l'isola era infatti conosciuta come Biniola o Isola delle Sette Vigne.
Ma settembre è mese di vendemmia anche in un posto apparentemente insolito come l’isola di San Michele, il cimitero monumentale di Venezia dai tempi di Napoleone. Qui, a ridosso dell’antico convento camaldolese, esiste una vigna storica, recuperata dai volontari di una associazione no profit, “Laguna nel bicchiere, le vigne ritrovate”. Oltre alla vigna è stata ripristinata anche la cantina del Cinquecento, oggi una delle ultime testimonianze rimaste della tradizione di fare vino in laguna: qui avviene la vinificazione nei tini e nelle botti delle uve vendemmiate nei vigneti recuperati in città dall’Associazione, dislocati sulle isole di Sant’Elena e delle Vignole. Tra le varietà coltivate nei vari vigneti c’è anche la Dorona, un vitigno autoctono veneziano, presente nella laguna da molti secoli, che ha rischiato l’estinzione, oggi per fortuna scongiurata.
L'uva Dorona.
ph. @bngntl via Instagram
ASSAPORARE I PIATTI VENEZIANI AUTUNNALI
L’autunno a Venezia è sinonimo di sapori intensi e piatti tradizionali. Avete mai assaggiato le moéche, una prelibatezza rara della cucina lagunare? Sono i richiestissimi granchi verdi della laguna che si mangiano quando tra ottobre e novembre (e poi anche in primavera) attraversano la fase di muta e perdono il proprio carapace, diventando teneri e deliziosi. In veneziano moéche significa, letteralmente, "morbide". Un piatto tipico della laguna di Venezia e presente solo qui: le moeche, presidio Slow Food, si mangiano rigorosamente fritte, ma sono ottime anche lesse e condite con olio, aglio e prezzemolo.
Ma per conoscere davvero Venezia e la sua tradizione gastronomica non si può prescindere dalla cucina giudaica, a cui quella lagunare è strettamente legata per ragioni storiche. Tante ricette veneziane - come le sarde in saòr e i bigoli in salsa - hanno origine proprio nel Ghetto e nel tempo sono diventate tra le più apprezzate e conosciute pietanze tipiche della Serenissima.
Tra i piatti più popolari del Ghetto di Venezia ci sono quelli a base d’oca, perfetti per l'autunno. Come il Riso Zalo, una ricetta in cui sono presenti il grasso d’oca, il riso e lo zafferano. E ancora, in questa stagione, è usanza consumare la zucca, fritta o desfada, cioè stufata a lungo con le cipolle, preparata per le feste autunnali del calendario ebraico: come piatto di buon augurio per il Capodanno, o alla fine del digiuno di Kippur e per la festa delle capanne, Sukkot.
Il 21 novembre, poi, è tempo di castradìna, piatto preparato per la Festa della Salute, tradizione secolare della Serenissima. In questa giornata Venezia ricorda la fine della peste avvenuta nel 1631: da allora ogni anno si ripete il pellegrinaggio alla Basilica della Salute, che può essere raggiunta a piedi anche attraverso un ponte temporaneo sul Canal Grande. Qui si accende un cero all'icona della Madonna della Salute, per poi farsi strada tra le bancarelle di dolci, frittelle e caldarroste una volta fuori dalla chiesa.
Solo oggi sulle tavole dei veneziani è presente una gustosa zuppa a base di cosciotto di montone affumicato, a cui si aggiungono verze e cipolle. La castradìna, proposta in questo periodo dai migliori ristoranti della città, è una sorta di omaggio ai Dalmati, che durante il periodo di isolamento per la grande pestilenza erano gli unici a rifornire di cibo la città. Un piatto definito «de obligo su le tole, sia dei povaréti che dei siori, nobili o mercanti».
Il Canal Grande e la Basilica della Salute.
Foto di Stijn te Strake su Unsplush