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Marco Toso Borella

Marco Toso Borella

 

 

L’antica famiglia Toso è presente a Murano fin dalla metà del XIV secolo, venendo anche inclusa nel Libro d’Oro isolano agli albori del XVII secolo. Appartenere al nobile registro era considerato un privilegio molto ambito, poiché permetteva a coloro che v’erano iscritti di appartenere ufficialmente alla cittadinanza Muranese e così esercitare l’arte vetraria, oltre che partecipare alla gestione della Magnifica Comunità di Murano.

L’antica tecnica del “Graffito” - l’incisione della foglia d’oro 24K applicata su vetro è da secoli patrimonio “genetico” della famiglia Toso Borella.

La lavorazione è unica e ha precise regole che si ripetono, uguali, da sempre. Su un supporto di vetro artistico di Murano (piastra, vaso, bicchiere) si estendono, l’uno accanto all’altra, le foglie d’oro. Delicate, sottili. Vive. Le si adagiano con delicatezza, dopo aver coperto la superficie dell’oggetto con un composto antico, profumato di pino, mescolanza intrisa di vetro e di sapienza. Poi, con un ago, s’incide la delicatissima pelle aurea, attentamente, senza nessuna possibilità d’errore. Ultimato il lavoro di incisione, si mette l’opera nel forno di cottura: il composto vetrifica e oro e vetro sono uniti. Qualche volta si arricchisce ulteriormente l’opera con la stesura di smalti vitrei, come nel caso della Via Crucis.

La trasparenza del vetro e il suo spessore permettono a Marco Toso Borella la creazione di più dimensioni, una sorta di scultura pittorica.


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