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L'isola della Giudecca, tra arte, storia, tradizione e archeologia industriale
L'isola della Giudecca, tra arte, storia, tradizione e archeologia industriale
Questo itinerario si svolge alla Giudecca, partendo dalla fermata del vaporetto della Palanca per finire a quella delle Zitelle e ha lo scopo di far conoscere l’isola nei suoi aspetti più caratteristici, attraverso la scoperta di campi, campielli, giardini, antiche vestigia industriali riconvertite in spazi rinnovati di vita quotidiana, antiche chiese e monasteri.
Lungo il percorso si visitano tre negozi artigiani: Itaca Art Studio di Monica Martin, uno studio di grafica artistica, all’interno del quale si possono vedere esempi delle diverse tecniche usate dall’artista; Murano Glass Fine Arts, un laboratorio dove si producono con la lavorazione a lume oggetti in vetro artistico di grande pregio e valore; Hydromirò, un importante laboratorio specializzato nella tappezzeria nautica.
La Giudecca è un’isola lunga e stretta che costeggia il lato sud di Venezia dalle Zattere al Bacino San Marco. Anticamente chiamata Spinalonga, l’isola prese successivamente il nome di “Zuecca” e quindi Giudecca forse per la presenza di una primitiva comunità di “Zudei” (ebrei) che vi si erano stabiliti, o forse perché vi venivano confinati i “zudegai”, cioè i giudicati dai tribunali dogali, oppure da “zuéc”, in riferimento alla presenza di sterpami e arbusti utilizzati dai conciatori di pelli durante la lavorazione del cuoio, di cui l’isola era ricca durante il Medioevo. Agli inizi del XIX° secolo l’isola divenne il luogo ideale per costruire nei suoi orti, giardini, monasteri e palazzi abbandonati, i nuovi spazi industriali di cui la città aveva bisogno, tra cui fabbriche, cantieri, stabilimenti, e quartieri per gli operai. Oggi l’isola è un tranquillo centro residenziale.
Lungo la fondamenta, verso il canale della Giudecca, si incontrano “osterie” o “trattorie” dove si possono gustare piatti fatti con i tipici prodotti della cucina veneziana: antipasti con “cicchetti” vari, risotto di pesce, spaghetti alle vongole o allo scoglio, spaghetti al nero di seppia con aglio, olio, seppie, prezzemolo e sale. Altre specialità tipiche sono le “sarde in saòr”, cioè sarde fritte con cipolle in agrodolce, uva sultanina e pinoli freschi; il fegato alla veneziana, condito con cipolla bianca, il baccalà mantecato, il tutto accompagnato sempre da un buon bicchiere di vino.
Il Sito "Venezia e la sua Laguna" è iscritto nella Lista del Patrimonio Mondiale UNESCO dal 1987 per il suo Eccezionale Valore Universale, pertanto appartiene a tutti noi: abbiamo il dovere di rispettarlo e conservarlo affinché sia tramandato alle future generazioni.
Il patrimonio culturale del Sito va oltre le mura dei palazzi, delle chiese, oltre le isole e la laguna, ma è anche memoria, identità, comunità, tutti elementi fondamentali per la sua vitalità. Proprio per questo, a partire dal 2017, la Città ha lanciato la campagna #EnjoyRespectVenezia per sensibilizzare i visitatori e invitarli a mantenere comportamenti educati e corretti durante la loro permanenza, nel rispetto della città e dei suoi abitanti. È importante, per esempio, camminare tenendo la destra, non sostare e sedersi sui ponti, non dare da mangiare ai piccioni, osservare un comportamento consono al luogo che si sta visitando.
- Durata: circa 3 ore e 45 minuti
- Lunghezza: circa 4,30 km
- Spostamenti: a piedi
- Periodo consigliato: qualsiasi stagione dell'anno; nei mesi autunnali - quando può verificarsi il fenomeno dell'acqua alta - in alcuni tratti del percorso previsto dall’itinerario sono allestite passerelle sopraelevate per facilitarne la percorribilità
- Accessibilità: alle persone con ridotta mobilità si consiglia il seguente itinerario senza barriere: dalla fermata dei vaporetti ACTV Palanca si prosegue per la fondamenta di Sant’Eufemia fino all’omonima chiesa, da lì si gira in Fondamenta del Rio di Sant’Eufemia fino al Campo San Cosmo. Dopo aver visitato il chiostro dell’ex monastero e i primi due negozi artigianali proposti, si prosegue per Campazzo San Cosmo e quindi per la calle del Pistor che sbocca nella Fondamenta Sant’Eufemia a due passi dalla fermata Palanca. Prendendo i vaporetti 2 e 4.1, si scende al Redentore dove sorge la stupenda chiesa palladiana e si continua fino al consorzio Cantieristico Minore dove si trova il terzo negozio artigianale proposto, per poi ritornare all’imbarcadero del Redentore. Da qui si possono prendere i vaporetti 2 e 4.1 per scendere alle Zitelle e fare una passeggiata che comprende gli esterni della chiesa della Presentazione di Maria Vergine al Tempio e della Casa dei Tre Oci
- Partenza: fermata ACTV "Palanca" alla Giudecca (accessibile con le linee: 2; 4.1. 4.2)
- Arrivo: fermata ACTV "Zitelle" (accessibile con le linee: 2; 4.1. 4.2)
- Sestieri: l’Isola della Giudecca fa parte del sestiere di Dorsoduro
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Punti di interesse:
1) chiesa parrocchiale di Sant’Eufemia
2) ex birreria Dreher e Molino Stucky
3) Chiostro e chiesa dei Santi Cosma e Damiano
4) Accademia dei Nobili e Corte dei Cordami
5) Chiesa e sacrestia del Santissimo Redentore
6) Casa dei Tre Oci e chiesa e ospizio delle Zitelle - Campi e aree di sosta: si incontrano bar e ristoranti lungo la Fondamenta Sant’Eufemia; nel piccolo parco di Corti Grandi c’è uno spazio urbano alberato attezzato con panchine e un’area giochi per bambini; in Campo Jungans si trova un bar ristorante; in Fondamenta San Giacomo, vicino alla chiesa del Redentore, vi sono bar con funzione di ristorante; in Fondamenta di Santa Croce vicino alle Zitelle vi sono bar, pizzerie e ristorantini. Si ricorda che non ci si può sedere sui ponti nè fare pic-nic e si deve sempre osservare un comportamento consono al rispetto della città e dei suoi monumenti.
- Bagni pubblici a pagamento: non si incontrano bagni pubblici a pagamento
- Fontanelle pubbliche: in Campo San Cosmo, Campiello del Forno, Campo Ferrando, Fondamenta San Giacomo ai piedi del Ponte Longo, Campo del Santissimo Redentore
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Tappa 1: Dalla fermata Palanca al Campiello Priuli
La prima tappa inizia alla fermata del vaporetto "Palanca" alla chiesa di Sant’Eufemia, lungo Fondamenta Sant’Eufemia e prosegue oltre il Ponte Sant’Eufemia verso la Fondamenta di San Biaggio fino al Molino Stuchy e al Campiello Priuli (35 minuti).
La passeggiata comincia dalla fermata del vaporetto Palanca e prosegue verso l’area del Molino Stucky, costeggiando la fondamenta di Sant’Eufemia, che prende il nome dalla vicina chiesa parrocchiale fondata nel XI secolo nello stile veneto-bizantino di cui si conservano ancora la struttura a capanna e la pianta basilicale a tre navate. Il suo interno è decorato con stucchi settecenteschi in stile barocco e presenta opere di Bartolomeo Vivarini e GB Canal.
Attraversato il ponte di Sant’Eufemia si prosegue lungo la Fondamenta San Biagio, verso un sito dove si trovano interessanti esempi di architettura industriale come il complesso neogotico dell’ex Birreria Dreher, costruita agli inizi del XX, e poi sapientemente riconvertita in edilizia popolare.
Accanto, sorge la prestigiosa fabbrica di tessuti Fortuny, fondata nel 1919 dall’artista eclettico Mariano Fortuny, per la produzione di tessuti stampati con macchine preparate da lui stesso con l’assistenza della moglie Henriette.
A due passi sorge il Molino Stucky, realizzato dall’architetto Ernest Wullekopf per volontà di Giovanni Stucky, imprenditore e finanziere svizzero. Le sue facciate neogotiche divennero il punto di riferimento dell’architettura industriale veneziana della seconda metà del XIX secolo. Dopo un lungo abbandono, agli inizi degli anni 2000, l’edificio venne trasformato in hotel grazie ad un complesso restauro conservativo che ha mantenuto quasi inalterata la sua vecchia struttura industriale. Dal Molino Stucky, si accede a Calle Priuli e al vicino campiello omonimo.
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Tappa 2: Dal Campiello Priuli al Chiostro dei Santi Cosma e Damiano
Dal Campiello Priuli verso Campo San Cosmo, dove si trova il monastero dei Santi Cosma e Damiano che ospita due laboratori artigianali (70 minuti).
Da Campiello Priuli, attraversando il Ponte di San Biaggio, si procede per la lunga fondamenta delle Convertite, dall’ex monastero che si trovava lungo la riva e che, dal 1857, è stato trasformato in un istituto penale femminile, fino ad arrivare al Campo San Cosmo dove sorge la chiesa cinquecentesca dedicata ai santi Cosma e Damiano che, ai tempi della Serenissima, conservava al suo interno numerose opere d’arte realizzate da grandi artisti tra cui: Palma il giovane, Tintoretto, Tiepolo, Pittoni, Padovanino, Molinari, poi disperse durante il dominio Napoleonico. Nel corso del tempo l'edificio cambiò varie volte destinazione, fino a diventare nel 1895 opificio per la produzione di filati e prodotti tessili della ditta Maglierie Herion e oggi, sede del polo di sviluppo per nuove imprese.
Accanto alla chiesa, sorge l’ex convento dei Santi Cosma e Damiano, fondato nel 1481, le cui monache vivevano in stretta osservanza delle regole benedettine ed erano, nella maggior parte dei casi, nobili donne veneziane che portavano ingenti ricchezze come dote al convento. Ciò permise al monastero di ingrandirsi e di acquisire considerevoli opere d’arte, che andarono disperse dopo la caduta della Repubblica. L’edificio divenne proprietà del Comune di Venezia nel XIX secolo e fu trasformato in caserma, poi fu abbandonato, diventando rifugio per le persone povere e senza tetto.
Negli anni Novanta, il Comune di Venezia restaurò tutto il complesso conventuale creando 24 appartamenti di residenza pubblica, circa una decina di laboratori per artisti e artigiani e le sedi di spazi culturali, come la Fondazione Bevilacqua La Masa, il Centro Teatrale di Ricerca (CTR) e la fondazione Archivio Luigi Nono.
All’interno del bel chiostro si trovano numerosi laboratori artigianali, tra cui si indicano in particolare: Itaca Art studio di Monica Martin, una delle artiste più apprezzate in città che utilizza numerose tecniche, mostrando in ognuna un’autentica e singolare maestria creativa. Murano Fine Art di Stefano Morasso, mastro vetraio che organizza su appuntamento delle indimenticabili dimostrazioni di come si producono oggetti artigianali in vetro.
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Tappa 3: Dal Campazzo di San Cosmo alla Corte dei Cordami
Da Campazzo San Cosmo a Corte Dei Cordami e dintorni (Campiello del Forno, Corti Grandi, Campo Borlomoni, Campazzo Di Dentro e Campo Jungans) (30 minuti).
Lasciato il Chiostro, si procede verso il vicino Campazzo San Cosmo, ornato di alberi e fiori che dà su Calle del Pistor, per ritornare alla Fondamenta Sant’Eufemia verso la fermata della Palanca. Si prosegue in direzione Ponte Piccolo, passando accanto all’Accademia dei Nobili, eretta nel 1619 per l’istruzione dei figli dei patrizi veneziani finiti in povertà, che venivano educati fino all’età di 20 anni nelle scienze e nelle lettere.
Si procede fino alla Calle del Forno che dà, sulla sinistra, sul pittoresco campiello omonimo ornato di piante fiorite e termina sulla bella e suggestiva Corte dei Cordami, dove anticamente si torcevano all’aperto le gomene e le cime delle navi. Questa pittoresca Corte è affiancata da un lungo edifico fatto di case a schiera di un solo piano contraddistinte da una sequenza di 13 camini esterni che si alternano in modo regolare tra il pian terreno e il primo piano e che supportano comignoli di varia fattezza: a imbuto, a dado, a obelisco. Vicino al pozzo centrale, alla fine della Corte, si può ammirare l’interessante edificio di architettura contemporanea, ben integrata nel contesto grazie all’uso del linguaggio marinaresco, opera dell’architetto Luca Rossi.
Da qui si accede al piccolo parco di Corti Grandi, un grazioso e tranquillo spazio urbano alberato munito di panchine e un’area giochi per bambini. Vicino, si trova il suggestivo Campo Berlomoni che, con l’attiguo Campazzo di Dentro, forma un’area ornata con una grande varietà di piante e caratterizzata da pittoresche case colorate dove il tempo sembra essersi fermato.
Ritornando a Corti Grandi e, attraversato il Ponte de le scuole, si arriva al Campo Jungans che sorge sull’area industriale della ex fabbrica Junghans, una ditta tedesca che produceva orologi e, in tempo di guerra, spolette per le bombe. L’intervento di riconversione della vecchia fabbrica in abitazioni fu affidato all’architetto Cino Zucchi nel 1995, che riprese il contesto urbano tipicamente veneziano, fatto di calli, campi, canali, giardini pubblici e privati, con un’architettura di carattere contemporaneo molto innovativa e il recupero di alcune strutture della fabbrica precedente, riconvertite ad uso residenziale con spazi commerciali e un teatro.
Da Campo Jungans si prende la Calle dei Conza Curame che dà sulla Fondamenta de la Palada.
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Tappa 4: Dalla Fondamenta de la Palada al Consorzio della Cantieristica Minore
Dalla Fondamenta de la Palada al Consorzio della Cantieristica Minore con visita di un laboratorio artigiano (30 minuti).
Lungo la Fondamenta de la Palada, chiamata così perché vi sorgeva una palafitta frangiflutti, si incontra il ponte ligneo della Palada al di là del quale, si può ammirare il grazioso campiello Ferrando. La fondamenta della Palada termina davanti al ponte Sant’Angelo. Attraversato il ponte, si arriva nel sito dove nel 2020 furono girate molte scene del film “Welcome to Venice” di Andrea Segre.
Da qui, si procede per calle delle Erbe fino all’ottocentesco Ponte Longo in ferro e acciaio da cui si gode di un panorama magnifico che dà sul Bacino di San Marco.
Sopra il ponte nel 1970, furono girate alcune scene del film Anonimo Veneziano di Enrico Maria Salerno. Attraversato il ponte, si procede per Fondamenta San Giacomo, lungo la quale sorge quel che resta del palazzo Trevisan o della Rocca bianca, edificato attorno alla fine del XV° secolo dalla famiglia Visconti di Milano. Anticamente questa dimora era dotata di un grande giardino, utilizzato poi per insediamenti cantieristici.
Accanto a questo edificio si apre l’entrata dello spazio occupato dalle infrastrutture del Consorzio Cantieristico Minore Veneziano, edificato nel 1996 sui capannoni e sulle strutture riconvertite del vecchio Cantiere Navale della Giudecca, con il recupero dei 3.000 mq di superfici, per la costruzione di officine, cantieri, laboratori per tappezzieri, falegnami, elettricisti ed una officina per fabbri, assieme a un rimessaggio di 350 imbarcazioni.
Entrare nello spazio del consorzio è una buona occasione per fare una passeggiata finalizzata alla scoperta delle attività artigiane che occupano i capannoni restaurati. Qui al numero 211/B si trova Hydromirò, laboratorio specializzato nella tappezzeria nautica, vero sarto del mare. Per saperne di più e prendere appuntamento, telefonare al numero 041.2770415.
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Tappa 5: Dalla Chiesa del Redentore all'ex collegio delle Zitelle
Chiesa e Sacrestia del Redentore Fondamenta della Croce, casa dei Tre Oci e Zitelle (60 minuti)
Proseguendo lungo la Fondamenta San Giacomo si arriva alla Chiesa del Redentore, uno dei massimi capolavori di Andrea Palladio, fatta erigere dal Senato della Serenissima Repubblica come tempio votivo al Cristo Redentore per la fine dell’epidemia di peste del 1575. Durante la celebre festa del Redentore, che avviene alla terza domenica di luglio, Venezia e la Giudecca vengono collegate da un ponte di barche per permettere alla solenne processione del patriarca e ai pellegrini di accedere alla chiesa.
Al suo interno, il tempio del Redentore presenta una gigantesca navata, con tre cappelle aperte sul lato destro e tre sul lato sinistro i cui altari supportano dipinti della scuola veneta dei secoli XVI-XVII.
Particolarmente interessante è la sacrestia, ricca di opere d’arte e di reliquie dell’ordine francescano e di dipinti preziosi di grande valore, fra cui una Madonna col Bambino e Angeli di Alvise Vivarini; una Madonna e Santi attribuito a Francesco Bissolo; un Battesimo di Cristo di Paolo Veronese. La chiesa fa parte del Circuito Chorus, si paga l’ingresso per la visita. L’accesso alla sacrestia è su prenotazione. Orari per la visita artistica: da lunedì a sabato dalle 10.30 alle 13.30 dalle 14.30 alle 17.30. Per ulteriori informazioni consultare il sito: https://www.chorusvenezia.org/pass e https://www.chorusvenezia.org/chiesa-del-santissimo-redentore.
Dalla Chiesa del Redentore, l’itinerario prosegue lungo la Fondamenta de la Croce, che prende il suo nome dal vicino ex monastero delle monache benedettine della Santa Croce, oggi è occupato dal dipartimento dell’amministrazione penitenziaria circondariale di Venezia. Si procede quindi verso le Zitelle fino alla Casa dei “Tre Oci”, edificata tra il 1912 e il 1913 per volontà del pittore emiliano Mario de Maria. Si tratta di uno splendido esempio di architettura neogotica del primo Novecento, caratterizzata da tre enormi “oci” cioè finestroni ogivali sulla facciata. Oggi l’edificio è un’importante sede di mostre fotografiche. Nel 1970 la Casa dei Tre Oci fu usata per girare alcune scene del film “Anonimo Veneziano” di Enrico Maria Salerno.
Nel vicino Palazzo Minelli furono invece girate nel 1973 delle scene del film “A Venezia… un dicembre rosso shocking” di Roeg.
Qualche metro più in là, si trova la Chiesa della Presentazione della Vergine Maria al Tempio, edificata su progetto attribuito da fonti secentesche a Andrea Palladio e completata, dopo la sua morte, da Jacopo Bozzetto. Vicino ad esso si nota il cinquecentesco ex collegio delle Zitelle che si sviluppa a ferro di cavallo attorno alla chiesa, destinato all’educazione e all’apprendimento di un mestiere delle “zitelle”, ragazze in età da marito troppo povere per avere una dote, a quel tempo necessaria per sposarsi, ma talmente belle che la loro bellezza poteva essere causa di avvio alla prostituzione.
L’itinerario si conclude alla fermata del vaporetto "Zitelle".
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