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Imperdibili capolavori e vedute spettacolari in un quartiere elegante e bohémien
Imperdibili capolavori e vedute spettacolari in un quartiere elegante e bohémien
Questo itinerario si svolge nel sestiere di Dorsoduro, dal Ponte dell’Accademia a Campo Santa Margherita, per conoscere tre artigiani: Le forcole, che realizza forcole e remi, Ca' Macana, laboratorio di maschere artigianali in carta pesta con due negozi, e Signor Blum, che crea con il legno poetici oggetti di fantasia.
Lungo questo itinerario si potranno conoscere momenti e aspetti della storia della città attraverso la descrizione di importanti luoghi e dei monumenti.
Il nome Dorsoduro sembra derivare dal fatto che questa zona della città si è sviluppata su dossi emergenti di terreno più stabile ed elevato che altrove. L’area fu comunque estesa ulteriormente attraverso opere di bonifica che appaiono evidenti specie nella prima parte del nostro itinerario verso la Punta della Dogana, dove una serie di rii (piccoli canali) paralleli e dritti collegano il Canal Grande col Canale della Giudecca. Lungo il percorso tra le calli e i campielli del sestiere si possono incontrare dei locali tipici veneziani chiamati “bàcari”, cioè piccole osterie veneziane a carattere popolare dove vengono serviti spuntini su pane o polenta, come piccole porzioni di “sarde in saòr”, baccalà mantecato, uova, gamberetti, salumi e altri ingredienti.
Il Sito "Venezia e la sua Laguna" è iscritto nella Lista del Patrimonio Mondiale UNESCO dal 1987 per il suo Eccezionale Valore Universale, pertanto appartiene a tutti noi: abbiamo il dovere di rispettarlo e conservarlo affinché sia tramandato alle future generazioni.
Il patrimonio culturale del Sito va oltre le mura dei palazzi, delle chiese, oltre le isole e la laguna, ma è anche memoria, identità, comunità, tutti elementi fondamentali per la sua vitalità. Proprio per questo, a partire dal 2017, la Città ha lanciato la campagna #EnjoyRespectVenezia per sensibilizzare i visitatori e invitarli a mantenere comportamenti educati e corretti durante la loro permanenza, nel rispetto della città e dei suoi abitanti. È importante, per esempio, camminare tenendo la destra, non sostare e sedersi sui ponti, non dare da mangiare ai piccioni, osservare un comportamento consono al luogo che si sta visitando.
- Durata: circa 3h30/4h00 (con la visita interna di Ca’ Rezzonico la durata sarà di ca. 4H30/5h00)
- Lunghezza: 4,5 km
- Spostamenti: l’itinerario si svolge interamente a piedi
- Periodo consigliato: Tutte le stagioni
- Accessibilità: per le persone a ridotta mobilità si consiglia di prendere il vaporetto linea 1 dall’Accademia fino a Ca’ Rezzonico, oppure, se non si vuol perdere la visita del laboratorio di forcole, si può prendere il vaporetto linea 1 alla fermata Salute fino a Ca’ Rezzonico.
- Partenza: Ponte dell’Accademia
- Arrivo: Scuola Grande dei Carmini in Campo Santa Margherita
-
Punti di interesse:
1) Il Ponte e l’area dell’Accademia
2) La Basilica di Santa Maria della Salute e la Dogana da Mar
3) La Riva della Zattere
4) La zona di San Trovaso
5) Campo San Barnaba
6) Ca’ Rezzonico - Museo del Settecento veneziano
7) La Scuola Grande dei Carmini
Ascolta il tour audio
Partenza: Ponte dell'Accademia
L’itinerario prende avvio ai piedi del ponte dell’Accademia, il secondo costruito sul Canal Grande dopo il più antico ponte di Rialto. Questo ponte in legno era stato costruito provvisoriamente nel 1932 dall’ing. Eugenio Miozzi per sostituire quello in ferro, risalente all’epoca della dominazione austriaca (1853), che presentava gravi problemi di deterioramento. Il ponte non venne mai sostituito e nel 2018 sono stati completati i lavori di restauro.
Di fronte al ponte, sulla destra, si trovano le Gallerie dell’Accademia di Belle Arti, insediate nel complesso monumentale un tempo occupato dal convento, dalla chiesa di Santa Maria della Carità e dalla Scuola (confraternita) omonima in seguito alla soppressione napoleonica, che nel 1806 colpì molti edifici religiosi. Fu così che molte pale d’altare e cicli narrativi e altre opere provenienti da queste sedi o da altri edifici pubblici soppressi, andarono a formare le collezioni delle Gallerie, che offrono dunque un panorama prezioso dell’arte veneziana dal Trecento al primo Ottocento. In particolare, vi si possono ammirare capolavori dei più grandi artisti del Rinascimento come Giovanni Bellini, Vittore Carpaccio, Tiziano Vecellio, Jacopo Tintoretto e Paolo Veronese, per non citare che i più importanti. Questo museo merita una visita a sé, essendo il più importante museo di pittura veneziana. Infatti, il tempo di visita per il solo museo richiederebbe non meno di un paio d’ore.
Si inizia l’itinerario, ricordandosi di tenere la destra per non ostruire calli e luoghi di passaggio.
Tappa 1: Dal Ponte dell'Accademia al laboratorio artigianale Le forcole di Saverio Pastor (25 minuti)
Dai piedi del ponte dell’Accademia, si prosegue a sinistra verso rio terà Foscarin. Da qui, a sinistra si prende la Calle Nuova Sant’Agnese che conduce al ponte, attraversato il quale si raggiunge campo San Vio (Vito in italiano), dominato dal cinquecentesco palazzo Loredan, acquistato nel 1919 da Vittorio Cini, imprenditore, uomo politico e raffinato collezionista. La sua casa-museo è aperta al pubblico.
Nel campo sorge un piccolo oratorio al posto dell’antica chiesa dedicata ai Santi Vito e Modesto, familiarmente chiamata San Vio, dove il doge compiva una delle ‘andate’ (visite solenni) il 15 giugno, festa dei santi titolari. Si ricordava così lo scampato pericolo del colpo di stato ordito da Marco Querini e Baiamonte Tiepolo il 15 giugno dell’anno 1310. La chiesa fu abbattuta nel 1813, anch’essa in seguito alle soppressioni napoleoniche. Sul lato lungo del campo si trova la Chiesa di San Giorgio, come mostra il rilievo sopra l’ingresso, eretta in memoria dei soldati inglesi caduti sul fronte italiano nella ‘grande guerra’.
Si continua per la calle della chiesa fino alla Fondamenta Venier che prende il nome dall’omonimo palazzo Venier dei leoni, così chiamato per le teste di leone che ornano la facciata verso il Canal Grande. L’imponente edificio settecentesco, rimasto incompiuto, fu acquistato da Peggy Guggenheim in occasione dell’esposizione della sua collezione alla Biennale d’arte contemporanea nel 1948. Qui la grande collezionista e mecenate visse fino alla morte. La Fondazione Guggenheim offre un panorama dell’arte del XX secolo di altissima qualità. (Anche questo museo, come quello dell’Accademia, richiede una visita al di fuori di questo itinerario data la sua notevole importanza).
Proseguendo per Calle della Chiesa, in pochi passi raggiungiamo campiello Barbaro dove vedremo spuntare, dietro il muro di cinta del giardino, i tipici camini a tronco di cono rovesciato e il ‘liagò’ (terrazza coperta) di Ca’ Dario, uno dei palazzi più celebri e nel contempo misteriosi di Venezia. Lo costruì negli ultimi decenni del ‘400 Giovanni Dario, all’epoca notaro ducale, dopo il successo della delicatissima missione diplomatica affidatagli dalla Repubblica: trattare la pace con Maometto II. La facciata dell’edificio che prospetta sul Canal Grande è decorata da preziose incrostazioni marmoree, proprie del gusto del primo Rinascimento, mentre la parte retrostante rimanda ancora alla tradizione gotica. L’unica figlia di Giovanni, Marietta, sposò il nobile Vincenzo Barbaro, la cui famiglia possedette il palazzo fino ai primi anni dell’800. È da questo periodo che il palazzo comincia ad aver una fama sinistra: sembra portare sfortuna ai suoi proprietari, alcuni dei quali moriranno di morte violenta. In realtà queste morti non hanno alcuna relazione col palazzo, ma furono causate piuttosto dalla vita sregolata di alcune delle vittime!
Continuando il cammino, giungiamo rapidamente alla Fondamenta Soranzo dove è situato l’atelier Le forcole di Saverio Pastor, che realizza forcole e remi. La fórcola è lo scalmo, l’appoggio sul quale si fa perno con il remo per vogare sulle barche veneziane e ha forme diverse per ogni tipo di imbarcazione.
Informazioni utili:
- Le forcole di Saverio Pastor: Fondamenta Soranzo, Dorsoduro 341, Venezia
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Tappa 2: Chiesa di Santa Maria della Salute e Punta della Dogana (25 minuti)
Dall’Atelier si ritorna in Calle del Bastion. Subito dopo si trova la bella facciata gotica della chiesa sconsacrata di San Gregorio, officiata un tempo dai monaci benedettini della vicina Abbazia, di cui resta solo un bel chiostro raramente aperto. Si tiene la sinistra e si prosegue per Calle dell’Abazia. Uscendo dal sottoportico dell’Abazia appare la bianca mole della Salute.
L’imponente chiesa barocca fu edificata da Baldassare Longhena per adempiere al voto del Senato alla Vergine per la salvezza di Venezia dalla terribile pestilenza del 1630. Il 21 novembre, festa della Madonna della Salute, il doge veniva a rendere grazie alla Madonna in solenne processione, attraversando il Canal Grande su un ponte di barche. Questa festa, molto cara ai veneziani, si ripete ancor oggi con simile modalità.
All’interno si può apprezzare ancor meglio la sua pianta centrale assolutamente nuova per l’epoca, dominata dalla cupola maestosa. Al centro dello splendido pavimento, all’interno di un serto di cinque rose, allusione al Rosario, è collocata l’iscrizione Unde Origo Inde Salus: là dove sono le nostre origini, da lì viene la salvezza. Queste parole riassumono la fede speciale di Venezia in Maria, a partire dalla leggenda della sua fondazione nel giorno dell’Annunciazione. Al Rosario rimanda anche la forma stessa della Basilica, che il giovane architetto volle ‘in forma di corona’. Maria, mediatrice di salvezza dell’anima e di salute del corpo, costituisce dunque il tema iconografico dell’edificio e del suo apparato decorativo e ritorna anche nella preziosa icona della Mesopanditissa, fulcro visivo dell’altar maggiore di Giusto Le Court, che Francesco Morosini portò da Candia nel 1670, dopo la cessione dell’isola ai turchi. In greco l’espressione significa la mediatrice.
Dall’esterno della chiesa a destra si presenta la grande fabbrica di forma triangolare della Dogana da mar, ricostruita alla fine del ‘600 e dominata da una torretta sulla quale ruota la statua della Fortuna. Caduta a lungo in disuso, è stata sapientemente restaurata dall’architetto giapponese Tadao Ando, per essere adibita dal 2009 a sede espositiva della importante collezione di arte contemporanea di François Pinault (aperta solo in occasione delle esposizioni).
Si prosegue fino alla Punta, uno dei luoghi più scenografici di Venezia: si aprirà una splendida veduta dall’imboccatura del Canal Grande al complesso degli edifici marciani che prospettano sul bacino di San Marco, all’isola di San Giorgio Maggiore, con la bianca facciata palladiana della chiesa omonima, al canale e all’isola della Giudecca. A questo luogo magico un grande scrittore francese, Jean D’Ormesson, ha dedicato uno dei suoi romanzi veneziani, ‘Douane de mer’, da dove prende avvio un suo immaginario viaggio ultramondano.
Alla Punta della Dogana, sul lato rivolto al Canale della Giudecca, nell’anno 1923 fu installata dal Magistrato alla Acque di Venezia la prima stazione per la rilevazione del livello di marea. Dal 1983 è attivo lo strumento del Centro Maree del Comune di Venezia, da cui provengono i dati su cui vengono formulate le previsioni della marea indispensabili per la vita della città.
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Tappa 3: Riva delle Zattere e Chiesa dei Gesuati (30 minuti)
Riprendiamo la passeggiata lungo la Riva delle Zattere, termine che ricorda gli zatteroni di legname che arrivavano per fluitazione lungo il Piave dal Cadore e dallo Zoldano.
La Riva è divisa in diversi tratti che prendono il nome dagli edifici che vi si affacciano:
• ai ‘Saloni’ gli antichi depositi del sale, una delle fonti principali della ricchezza veneziana
• allo Spirito Santo, con la chiesa e la Scuola soppresse dai decreti napoleonici
• agli Incurabili, ospedale fondato da San Gaetano Thiene nel 1522 per accogliere i malati di sifilide, ma poi aperto a malati di ogni genere, che divenne presto anche uno dei luoghi più celebrati per la musica che le ‘putte’, le giovani orfane, eseguivano nella chiesa eretta all’interno del cortile da Jacopo Sansovino e purtroppo demolita nell’Ottocento.
Attualmente il complesso è adibito a sede dell’Accademia di Belle Arti. Fondamenta degli Incurabili è anche il titolo di un piccolo intenso libro dello scrittore russo Josif Brodskij, premio Nobel per la letteratura nel 1987. Leggendolo si scopre una Venezia che nulla ha a che fare con gli stereotipi turistici, ma diventa piuttosto un luogo dell’anima, un filtro che decanta ed esalta sentimenti, ricordi, riflessioni, fino a farne quasi una città metafisica. E in questa città tanto amata, Brodskij volle la sua ultima dimora: morto a New York nel 1996, la sua salma riposa nel cimitero di San Michele accanto a quella degli altri artisti russi.
Lungo la fondamenta proseguiamo verso i Gesuati passando per il ponte e il campiello della Calcina, dove sorge la storica Pensione Calcina, anticamente magazzino dei calcineri che vendevano la calce. Nel corso del tempo ha ospitato molti personaggi illustri, tra cui nel 1877, un importante studioso inglese, John Ruskin, autore di una famosa opera intitolata Le pietre di Venezia, in cui celebra il Gotico come il momento più alto dell’arte e dell’architettura e deplora lo stato di abbandono in cui versano tanti monumenti veneziani.
Poco dopo, sulla destra, si vede la grande facciata bianca della Chiesa dei Gesuati, un ordine soppresso nel 1668, il cui convento e chiesa passeranno ai Domenicani. Questi decideranno di costruire un nuovo complesso monumentale e si rivolgeranno all’architetto Giorgio Massari. La chiesa, eretta tra il 1726 e il 1737, rappresenta uno dei luoghi più omogenei del ‘700 veneziano, sia dal punto di vista architettonico che decorativo. Gianmaria Morlaiter scolpirà la maggior parte delle statue, mentre a Sebastiano Ricci, Piazzetta e Giambattista Tiepolo verranno commissionati i dipinti. Splendida sul primo altare a destra la tela di Giambattista Tiepolo, Madonna con la Sante Caterina da Siena, Rosa da Lima col Bambino e Agnese da Montepulciano.
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Tappa 4: Dai Gesuati alla bottega artigiana Ca' Macana (35 minuti)
Uscendo dalla Chiesa dei Gesuati si percorre ancora per un breve tratto la Riva delle Zattere. Un po’ oltre si trova la graziosa facciata rinascimentale di quella che fu l’antica chiesa dei Gesuati!
Prima del ponte si gira a destra sulla fondamenta Nani. Oltre il rio alcune costruzioni in legno ci ricordano un angolo di montagna, con un balcone che assomiglia a quelli delle case del Cadore. Si tratta dello squero di San Trovaso, uno tra i più antichi cantieri ancora in attività per la costruzione e per la manutenzione delle gondole, immortalato in milioni di fotografie e cartoline. I veneziani si procuravano nelle montagne del Cadore il legno, che serviva per l’industria navale. Gli abitanti di quella zona eccellevano nella lavorazione di questo materiale e nei loro cantieri edificavano costruzioni simili alle abitazioni montanare di provenienza. Ai tempi della Repubblica di Venezia ce n’erano a centinaia, vi si costruiva e riparava infatti ogni tipo di imbarcazione. L’Arsenale, un po’ alla volta, assorbirà la maggior parte dell’industria navale e gli “squeri” si specializzeranno nella fabbricazione della gondola. Oggi se ne costruiscono pochissime, anche solo una all’anno, ma sicuramente questa imbarcazione resta una tra le più affascinanti della laguna. Il cantiere si può visitare su prenotazione.
Lungo le fondamenta che costeggiano il rio, ci sono grandi e bei palazzi, oggi spesso riconvertiti in hotel e scuole. Si può notare in particolare il Palazzo Barbarigo Nani Mocenigo, quattrocentesco in stile gotico, dove nacquero i due dogi Marco e Agostino Barbarigo. Attraversando il ponte sulla sinistra e in fondamenta Toffetti, a fianco della chiesa, sulla facciata della casa Brass, possiamo notare numerose patere, una scultura bizantina del XII secolo, un bassorilievo del XVI secolo raffigurante Vulcano con Cupido nell’officina e una scultura medievale rappresentante un uomo silvano. Sul Campo omonimo, rialzato per contenere il cassone d’argilla ad uso del pozzo per raccogliere l’acqua piovana, si trova la chiesa di San Trovaso, che prende il nome dalla contrazione di Gervasio e Protasio. Presenta due facciate uguali, una verso il rio e l’altra verso il campo ed è stata completamente riedificata alla fine del 1500 secondo modi palladiani. L’interno conserva alcune tele del Tintoretto, tra cui un’ Ultima Cena del 1556. Bellissimo il San Crisogono a cavallo di Giambono (XV sec.).
Continuando per la fondamenta Bonlini, prima di girare a destra, si consiglia una sosta per ammirare la bella veduta sul rio, in direzione del Canale della Giudecca, e la cupola dei Gesuati a sinistra dal ponte Trevisan. Proseguendo poi lungo la fondamenta di Borgo, poco dopo, alzando lo sguardo, si legge la targa che ricorda dove abitò l’attore Cesco Baseggio “indimenticabile interprete sulle scene italiane ed europee dei grandi classici del teatro veneto”. Poco distante il famoso ristorante Locanda Montin, molto amato dalla Collezionista d’arte moderna Peggy Guggenheim, ma famoso soprattutto perché vi sono state girate alcune scene del bellissimo e struggente film Anonimo Veneziano di Enrico Maria Salerno con Florinda Bolkan e Toni Musante.
Prendendo la prima calle sulla destra (Calle del Forno) di fronte al ponte, si percorre il piccolo sotoportego e si esce uscendo in Fondamenta Toletta, dove si trova uno dei due negozi del laboratorio di maschere Ca’ Macana. Qui si può già avere un’idea della grande varietà di modelli creati dall’immaginazione dei “maschereri” e, a richiesta, anche una piccola introduzione su come vengono fatte le maschere e sull’uso della maschera durante il Carnevale. Per approfondire ulteriori curiosità ci sarà una ulteriore sosta al secondo negozio, dove c’è anche il laboratorio vero e proprio.
Informazioni utili:
- Ca' Macana: Fondamenta Toletta, Dorsoduro 1169, Venezia
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Tappa 5: Campo San Barnaba e bottega artigiana Signor Blum (20 minuti)
Uscendo a sinistra si percorre la Fondamenta de la Toletta, che prende il nome dall’utilizzo di una tavoletta come ponte sul canale e, dopo Calle Lombardo, passiamo per il Sotoportego del Casin dei Nobili.
I casini veneziani erano piccoli appartamenti o anche semplicemente stanze, che i nobili, ma non solo, affittavano o compravano, per incontrare le amanti, gli amici, per discutere di politica o altro, ma soprattutto per giocare ai giochi d’azzardo, il passatempo più amato da moltissimi veneziani. A causa di liti e abusi, il Consiglio dei Dieci nel 1567 cercò di vietarli, ma inutilmente, perché questi continuarono a crescere di numero: nel 1774 ce n’erano 136! Alzando gli occhi sopra la porta a sinistra nel sottoportico, si può notare lo spioncino che serviva per controllare chi fosse colui o colei che voleva entrare…
Arriviamo così in Campo San Barnaba, dominato dalla mole della chiesa di San Barnaba di antica fondazione. Nel 1736 l’edificio venne ricostruito su progetto di un seguace del Massari, Lorenzo Boschetti, la cui facciata, sormontata da un timpano, ricalca quella dei Gesuati. Il caratteristico campanile, che risale all’XI secolo, è tra i più antichi della città, anche se modificato nel XIV secolo. Nel film Indiana Jones e l’ultima crociata la chiesa è stata usata per ambientarvi una biblioteca immaginaria e il campo davanti per girare la scena del film in cui il protagonista sbuca da un tombino dopo aver attraversato degli immaginari sotterranei. Oggi invece la chiesa è diventata una sala d’esposizione per la mostra su alcune delle invenzioni di Leonardo da Vinci.
Sull’angolo a sinistra del Campo la prossima tappa è la bottega artigiana Signor Blum, un luogo magico, colorato, che riporta all’infanzia, ai giochi di legno… Nel laboratorio, non molto lontano (su prenotazione si può essere accompagnati), si realizzano dal 1980 oggetti in legno tagliati e dipinti esclusivamente a mano, anche su commissione. Magneti, segnalibri, orologi, architetture veneziane, puzzles con animali e moltissimo altro.
Informazioni utili:
- Signor Blum: Campo S. Barnaba Dorsoduro 2840, Venezia
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Tappa 6: Ca' Rezzonico e laboratorio artigianale Ca' Macana (35 minuti)
Uscendo da questo piccolo mondo di meraviglie, siamo attirati da un altro luogo coloratissimo e particolare, una barca piena di cassette di frutta e verdura, lì sulla riva da tempo immemorabile, molto amata dai veneziani che abitano nei dintorni per i prodotti freschi di stagione che vi si trovano ogni giorno.
Vicino c’è il famoso Ponte dei Pugni, dove si possono ancora vedere le impronte dei piedi che indicavano il punto di partenza da dove iniziava il combattimento a colpi di pugni o di bastoni. Le rivalità fra sestieri dividevano la popolazione in due fazioni, i Castellani, residenti nei sestieri di Castello, San Marco e una parte di Dorsoduro, e i Nicolotti, residenti invece a Cannaregio, San Polo, Santa Croce e nella parrocchia di San Nicolò dei Mendicoli. Le fazioni si battevano anche molto violentemente e per il governo era un modo per allenare gli uomini al combattimento per tempi di guerra, ma anche, in caso di ribellione, per aizzare una fazione contro l’altra. Tutti i ponti potevano servire per questi “giochi”, ma se ne preferivano alcuni ad altri, come dimostrano i loro nomi. Le risse potevano durare alcune ore e i morti non erano un’eccezione, così nel 1705 il Consiglio dei Dieci emanò un decreto, che proibiva definitivamente qualsiasi tipo di combattimento.
Attraversato il ponte, giriamo subito a destra per la Fondamenta Alberti e andiamo fino in fondo sempre dritto per la Fondamenta Rezzonico.
Un grandioso portale a sinistra ci indica l’entrata di uno dei palazzi più spettacolari che si trovano sul Canal Grande: Ca’ Rezzonico. Oggi questo luogo è il museo del ‘700 veneziano, ma l’allestimento fa rivivere la ricchezza e il gusto estetico non solo della famiglia Rezzonico, che acquisterà e farà terminare il palazzo, ma in generale delle ricche famiglie veneziane dell’epoca, perché gli arredi e i dipinti, tutti del ‘700, provengono da prestigiosi palazzi. Qui si trovano soffitti affrescati da Giambattista Tiepolo, lampadari di Murano, tra cui uno dei capolavori dell’atelier Briati, che servirà da modello per altri lampadari dello stesso genere, chiamati appunto Rezzonico; lo splendido mobilio in bosso ed ebano scolpito dal “Michelangelo del legno” Andrea Brustolon, e ancora le scene di vita veneziana di Pietro Longhi e il capolavoro del museo, gli affreschi del Mondo Novo e dei pulcinella di Giandomenico Tiepolo per la casa di famiglia a Zianigo.
La visita di questo palazzo richiede ca. 1h30. Per una visita veloce, si consiglia di entrare e attraversare l’androne per arrivare fino alla porta d’acqua sul Canal Grande, dove si può ammirare la splendida veduta.
Uscendo dal palazzo si gira a destra per Calle delle Boteghe e poi Calle del Fabro per raggiungere il secondo negozio Ca’ Macana con annesso laboratorio per la fabbricazione delle maschere. Qualcuno sarà sempre a disposizione per ogni domanda e curiosità, ma è richiesta la prenotazione se si desidera una piccola conferenza sulla storia della maschera e sull’uso che se ne faceva a Venezia, sul teatro e la Commedia dell’arte. E per chi volesse imparare a decorare una maschera, gli artigiani sono disponibili, prenotando una lezione, a insegnare le tecniche principali. Invece di comprare una maschera decorata da altri, si può in poco tempo portare a casa una maschera che abbiamo decorato secondo il nostro personalissimo gusto.
Informazioni utili:
- Ca' Macana: Calle Cappeller, Dorsoduro 3215, Venezia
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Tappa 7: Campo Santa Margherita, Chiesa e Scuola dei Carmini (40 minuti)
Usciti dal negozio si gira a destra fino al Campiello dei Squelini, che presenta ancora l’antica pavimentazione veneziana con mattoni a spina di pesce e dove c’è ancora qualche albero. Gli Squelini o Scudeleri erano i fabbricanti di scodelle (scudele o squele in veneziano), che avevano qui la loro fornace, ed erano uniti in una congregazione insieme ai Bocaleri, ceramisti dei vasi e dei boccali.
A sinistra per la Calle de la Madona e poi de la Vida arriviamo in Rio Terà Canal, il cui nome ci ricorda che un tempo, quella che oggi è una strada, fu un canale, interrato durante l’occupazione austrica, nel 1862.
A pochi passi si apre il grandissimo Campo Santa Margherita, uno dei campi più vivaci e popolari, frequentati da veneziani, universitari e bambini. Sulla destra in fondo al campo si scorge il campanile mozzo della chiesa dedicata a Santa Margherita, oggi sala conferenze dell’università. In centro al campo invece una piccola costruzione era la Scuola dei Varoteri, i pellicciai. Intorno poche sono le case patrizie e tutte anteriori al 1300, perché fino al XIX secolo c’era un canale, lungo le cui sponde sorgeva un immondezzaio. I due palazzi più belli sono gotici, uno dei quali presenta un tetto aggettante “alla toscana” molto raro a Venezia.
A sinistra del campo invece si trova un complesso monumentale che merita sicuramente una visita, la Chiesa e la Scuola di Santa Maria del Carmelo, dette dei Carmini.
La Chiesa presenta due entrate, da un lato verso Campo Santa Margherita, la più antica e decorata con splendide patere, dall’altro verso il Campo dei Carmini. Costruita tra il XIII e il XIV secolo, la facciata è invece rinascimentale, perché rifatta all’inizio del Cinquecento. L’interno conserva dei dipinti poco conosciuti, eppure tra i capolavori dell’arte veneziana del Rinascimento: in particolare l’Adorazione dei pastori di Cima da Conegliano e San Nicola tra San Giovanni Battista e Santa Lucia di Lorenzo Lotto. La chiesa fa parte del Circuito Chorus, si paga l’ingresso per la visita.
La Scuola dei Carmini, rispetto alle altre scuole di devozione veneziane, ha la particolarità di nascere come confraternita di sole donne chiamate “pinzochere dei Carmini”. Queste portavano sempre lo scapolare con l’immagine della Vergine che sarebbe apparsa a Simone Stock, religioso inglese dell’Ordine Carmelitano, il 16 luglio 1251, con la rivelazione dello scapolare per assicurargli l’esistenza perpetua dell’ordine, promettendogli che chiunque morirà indossandolo, sarebbe stato salvo. Nel 1595 verranno ammessi anche gli uomini e la diffusione del culto mariano fu così veloce che nel 1675 i confratelli toccheranno il numero di 75.000. Inizialmente si riunivano in chiesa, ma nel 1625 decisero di comprare degli edifici vicino alla chiesa, che saranno trasformati nella loro bellissima sede con l’armonizzazione architettonica finale di Baldassare Longhena, l’architetto della chiesa della Salute. L’interno è uno dei più bei luoghi del ‘700 veneziano, in particolare per la splendida scala che immette nella sala superiore, il cui soffitto ci presenta uno dei capolavori di Giambattista Tiepolo. Virtù e scene legate alla simbologia di Maria, ispirate alle allegorie del soffitto del Veronese in Palazzo Ducale, illuminano di una luce calda, brillante e solare tutta la sala, dominata dai contrasti di chiaro-scuro nelle tele seicentesche lungo le pareti e dagli azzurri rosa dei cieli di Tiepolo.
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Informazioni utili
- Tempi di percorrenza delle tappe: Prima tappa dai piedi del ponte dell’Accademia, lato imbarcadero del vaporetto, per raggiungere in 15 minuti il primo laboratorio artigianale (visita 10/15 minuti). La seconda tappa è di circa 30 minuti con uno sguardo all’interno della Basilica di Santa Maria della Salute e veduta dalla Punta della Dogana. La terza tappa è di circa 15 minuti con passeggiata lungo la Riva delle Zattere e con una sosta di 10/15 minuti nella chiesa dei Gesuati. Nella quarta tappa si raggiunge il secondo negozio artigianale (10 minuti). La quinta tappa è di circa 30 minuti e comprende Campo San Barnaba e visita del terzo negozio artigianale. La sesta tappa va da Ca’ Rezzonico al laboratorio artigianale, durata circa 45 minuti. La settima tappa comprende Campo Santa Margherita e la visita della Scuola dei Carmini e cura circa 45 minuti.
- Campi e aree di sosta nelle vicinanze: In questo itinerario i punti per brevi soste potrebbero essere la Riva delle Zattere ai Gesuati, Campo San Barnaba e Campo Santa Margherita.
- Bagni pubblici a pagamento: ai piedi del Ponte dell’Accademia.
- Fontanelle pubbliche: Campiello Barbaro, alle Zattere al Ponte Lungo, in Fondamenta de la Toletta, in Campiello degli Squelini e in Campo Santa Margherita.
- Passerelle in caso di acqua alta: solo ai Gesuati, tra rio terà Foscarini e i pontili ACTV fino alla quota di marea +120 cm.