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A Castello, ricordando antiche chiese, conventi e confraternite
A Castello, ricordando antiche chiese, conventi e confraternite
Questo itinerario va alla scoperta delle parti meno note del sestiere di Castello, partendo dall’estremità sudorientale della città: l’isola di Olivolo, dove sorge l’antica Cattedrale di San Pietro di Castello.
La visita porterà alla scoperta della zona dell’antico cantiere di Stato della Repubblica Serenissima, dove nasceva la potenza marittima e commerciale di una città-stato, che fondava la sua forza sui traffici commerciali tra l’estremo Oriente, il Medio Oriente e l’Europa e sul controllo delle rotte marittime del Mediterraneo, del Mar Nero e del Mare del Nord.
I visitatori avranno inoltre modo di vedere alcune tra le più antiche confraternite, la Scuola Dalmata dei Santi Giorgio e Trifone; l’ex Ospedale dei Santi Pietro e Paolo; ex monasteri come il complesso di San Francesco della Vigna, la chiesa dell’ex convento benedettino femminile di San Lorenzo, quello dell’ex chiesa di Santa Giustina e, infine, San Zaccaria che, oltre a convento, in passato era anche un’importante chiesa di rappresentanza.
Questo itinerario offre anche l’occasione di scoprire tre laboratori artigianali: Kirumakata, specializzato nell’antica pratica di arte della produzione di gioielli al lume, Schola San Zaccaria, che realizza dipinti e cornici, e Alice in Wonderland Fine Arts, una bottega laboratorio dove si possono ammirare raffinati oggetti in vetro di murano, come mosaici, icone e specchi.
Nel percorso si trovano molte “osterie” e “trattorie” dove si possono gustare i tipici prodotti della cucina veneziana. Antipasti con “cicchetti” vari, primi piatti come “risi e bisi”: risotto con piselli, oppure risotto di pesce, spaghetti alle vongole o allo scoglio. Tipici sono pure gli spaghetti al nero di seppia, e le “sarde in saor”: sarde fritte in agrodolce, con uva sultanina, pinoli freschi e abbondante cipolla; il fegato alla veneziana, condito con cipolla bianca o il baccalà mantecato.
Il Sito "Venezia e la sua Laguna" è iscritto nella Lista del Patrimonio Mondiale UNESCO dal 1987 per il suo Eccezionale Valore Universale, pertanto appartiene a tutti noi: abbiamo il dovere di rispettarlo e conservarlo affinché sia tramandato alle future generazioni.
Il patrimonio culturale del Sito va oltre le mura dei palazzi, delle chiese, oltre le isole e la laguna, ma è anche memoria, identità, comunità, tutti elementi fondamentali per la sua vitalità.
Proprio per questo, a partire dal 2017, la Città ha lanciato la campagna #EnjoyRespectVenezia per sensibilizzare i visitatori e invitarli a mantenere comportamenti educati e corretti durante la loro permanenza, nel rispetto della città e dei suoi abitanti. È importante, per esempio, camminare tenendo la destra, non sostare e sedersi sui ponti, non dare da mangiare ai piccioni, osservare un comportamento consono al luogo che si sta visitando.
- Durata: circa 5 ore includendo la visita delle chiese e del museo delle icone
- Lunghezza: circa 4,5 km
- Spostamenti: a piedi
- Periodo consigliato: qualsiasi stagione dell'anno; nei mesi autunnali - quando può verificarsi il fenomeno dell'acqua alta - in alcuni tratti del percorso previsto dall’itinerario sono allestite passerelle sopraelevate per facilitarne la percorribilità
- Accessibilità: le persone con ridotta mobilità potranno scendere alla fermata San Pietro di Castello e seguire l’itinerario fino a Via Garibaldi per poi continuare lungo la riva degli Schiavoni e ricongiungersi attraverso la Calle della Pietà alla Salizada dei Greci per la visita all’atelier Schola San Zaccaria
- Partenza: pontile fermata San Pietro di Castello
- Arrivo: Campo San Zaccaria
- Sestieri: Castello
-
Punti di interesse:
1. Chiesa di San Pietro di Castello (cattedrale emerita).
2. Campo de l’Arsenal
3. Chiesa di San Francesco della Vigna
4. Scuola Dalmata di San Giorgio degli Schiavoni
5. Museo delle Icone bizantine e Chiesa di San Giorgio dei Greci
6. Chiesa di San Zaccaria - Campi e aree di sosta: lungo il percorso non si incontrano aree di sosta attrezzate. In Campo de l’Arsenal e Campo di San Francesco della Vigna ci sono delle panchine dove riposare. Si deve sempre ricordare che non è possibile fare pic-nic nè dar da mangiare ai colombi e si deve osservare un comportamento consono ai luoghi che si stanno visitando
- Fontanelle pubbliche: Campo della Tana, Campo San Zaccaria
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Tappa 1: Dall'isola di San Pietro di Castello alla bottega artigiana Kirumakata
Si comincia con la visita all’isola di Olivolo, dove sorge l’ex Cattedrale, prima sede del Vescovo di Castello e, successivamente, sede del Patriarca di Venezia. Poi si prosegue verso l’Arsenale Nord. La tappa termina infine alla bottega di gioielli contemporanei Kirumakata in Fondamenta Sant’Anna.
Il punto di partenza si trova alla fermata della linea pubblica 5.1 e 5.2 di San Pietro di Castello, da dove già si vedono le mura di cinta dell’Arsenale Nord e la Porta Nuova dell’Arsenale aperta nel XIX° secolo. All’epoca della Repubblica di Venezia esisteva un’unica via d’accesso e di uscita al cantiere navale di Stato, detta anche Porta dei Leoni, per le pregiate statue leonine che l’adornano.
Dalla fermata di San Pietro di Castello si può già ammirare la vista dell’abside e della cupola realizzata in piombo, dalla quale si staglia l’alta lanterna.
Si percorre la breve Fondamenta Olivolo, che prende il nome dall’omonima isola che assunse questo nome per la sua peculiare forma di oliva. Al termine della Fondamenta si gira a destra e si arriva nel Campiello dei Pomeri, dove anticamente crescevano alberi di melo, dove si notano alcune lapidi con antiche iscrizioni della Scuola Grande della Misericordia su abitazioni costruite per gli associati della Confraternita che non avevano possibilità economiche, a sinistra si può notare il lungo ponte Quintavalle, sospeso sull’ampio canale di San Pietro, da cui si gode di una vista molto interessante della suggestiva isola di Olivolo. Sulla sponda opposta si nota un complesso di tipica edilizia popolare veneziana. Prima di immettersi nella Calle drio (in lingua veneziana significa dietro) el Campaniel è possibile sostare qualche istante sul pontile in legno che si trova a sinistra per ammirare le mura dell’Arsenale, la Torre di Porta Nuova e il lungo ponte in ferro che collega Olivolo alla città.
Si ricorda, prima di imboccare la Calle drio el Campaniel, di dedicare attenzione al raffinatissimo rilievo in pietra d’Istria raffigurante San Pietro inginocchiato di fronte alla Vergine in trono con Gesù Bambino: domina la scena la Colomba, simbolo dello Spirito Santo. È anche possibile fare una piccola sosta alla fontana di acqua potabile.
Usciti dalla calle ci si trova esattamente di fronte alla base del campanile parzialmente infossata nel terreno, che le conferisce la caratteristica pendenza. Il campanile di San Pietro è l’unico in tutta la città interamente rivestito in pietra ed è considerato tra i capolavori di Mauro Coducci, costruito nel corso del nono decennio del Quattrocento. Se ci si volta indietro si osserverà una bellissima chiave di volta sulla porta dell’edificio a fianco del palazzo patriarcale, raffigurante un calice eucaristico immerso nelle nuvole.
Successivamente si camminerà lungo le mura dell’antico Palazzo Patriarcale per immettersi nel chiostro passato al demanio, e oggi convertito in case popolari, prima di essere stato trasformato in ospedale militare da Napoleone.
Durante un’assolata giornata estiva, il campo San Pietro è il luogo ideale per sedersi su una panchina e assaporare l’atmosfera d’altri tempi in un silenzio rarefatto e quasi mistico che si percepisce in questo luogo e dominato dalla palladiana facciata della Cattedrale, realizzata tra la fine del ‘500 e l’inizio del ‘600. All’interno della chiesa si può ammirare l’imponente altare barocco disegnato da Baldassarre Longhena e contenente il corpo del primo Patriarca di Venezia, Lorenzo Giustiniani, nominato nel 1451.
Sul campo dominano i colori bianchi della pietra d’Istria con cui sono rivestiti la facciata dell’antica Cattedrale e il suo campanile, il verde del prato, delle porte della chiesa, degli alberi e degli oleandri ben curati dagli abitanti del luogo, che bene contrasta con il rosso veneziano degli intonaci delle case e delle panchine. Da notare che questo è uno dei pochi campi ancora ricoperto d’erba, come originariamente lo erano i campi veneziani. Il nome campo deriva dal fatto che anticamente vi si coltivavano ortaggi.
Lasciando l’isola di San Pietro di Castello, e oltrepassando il ponte di San Pietro. Dopo il ponte si percorre Calle Larga Rosa e al termine si svolta a destra, dove ci si trova ci si ritrova dinanzi al moderno Ponte dei Pensieri, che dà accesso al Giardino delle Vergini, dal nome dell’antico convento femminile che ivi sorgeva e, attraversandolo, si accede all’interno dell’Arsenale durante il periodo della Biennale. Da qui inoltre si può ammirare la zona dell’Arsenale Nord e la spettacolare installazione dell’artista Lorenzo Quinn, figlio del celebre attore americano Antony Quinn.
Uscendo dal Giardino delle Vergini, dalla Salizada Streta si procede verso Campo Ruga dove si noteranno due palazzetti barocchi. Si consiglia di prendere calle Riello, attraversare il caratteristico porticato, e prendere calle San Gioacchino per raggiungere l’ex ospedale dei Santi Pietro e Paolo,(civico 452-54) di antichissima fondazione, il primo fondato in città, e oggi convertito in scuola elementare. Si può accedere all’interno per osservare l’antico chiostro e il bel rilievo sopra il portale d’accesso.
La tappa si conclude con la visita alla bottega artigiana Kirumakata, in fondamenta Sant’Anna (civico 998).
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Tappa 2: Dalla bottega-atelier Alice in Wonderland Fine Arts a Campo Do Pozzi
Sarà l’occasione di una pausa in uno dei caratteristici bar che animano la zona tra la fine del canale di Sant’Anna e l’inizio di Via Garibaldi, dove si respira un’aria popolare in cui i residenti della zona amano ritrovarsi per bere un’ombra de vin e parlare tra di loro animatamente. Proprio lì c’è un bar che pubblicizza lo Spritz e i famosi tramezzini veneziani. Al civico 1639 è possibile visitare la bottega-atelier Alice in Wonderland Fine Arts con le sue raffinate ed eleganti opere d’arte come i mosaici eseguiti secondo millenaria tradizione, le icone bizantine su vetro e gli specchi che ripropongono l’antica tecnica delle fornaci muranesi.
Si consiglia una piccola deviazione per fermarsi lungo la Fondamenta della Tana e osservare le mura di cinta e la torre d’angolo dell’Arsenale all’incrocio tra Rio della Tana e Rio San Daniele. Da qui si assapora un’atmosfera autentica dove il tempo sembra davvero essersi fermato al medioevo.
Da questo momento comincia l’itinerario alla scoperta della zona dell’Arsenale, che ricopre oltre un ventesimo della superficie della città e che include non soltanto quello che fu il cantiere navale, ma tutta una serie di edifici costruiti espressamente dalla Repubblica per alloggiare i marinai, gli operai specializzati, gli ospedali e gli ospizi per i marinai e per le vedove, e molte manifatture che avevano sede fuori delle mura di cinta. Da Via Garibaldi, lasciando a sinistra l’alberato Viale Garibaldi con il monumento al Generale fautore dell’Unità d’Italia, ci si inoltra all’interno di Corte Nuova per arrivare lungo la Fondamenta della Tana a Campo della Tana. Qui è presente una fontana pubblica di acqua potabile.
Qui si vedrà l’esterno delle famose Corderie costruite verso la fine del Cinquecento per la fabbricazione delle cime delle navi di tutta Europa. Il nome deriva dalla città di Tana sulla foce del fiume Don sul Mar Nero da dove i veneziani importavano la migliore qualità di canapa per la produzione delle corde che erano richiestissime in tutta Europa. Si tratta di un’unica sala a navata unica con doppia fila di colonne lunga 316 m: considerata la più lunga sala d’Europa ancora oggi e oggi sede della prestigiosissima Biennale d’Arte e Architettura Contemporanea.
Proseguendo lungo la Fondamenta dell’Arsenale in direzione del ponte di legno, ci si avvicina all’antica porta dei Leoni e al Campo dell’Arsenale, dove si potrà sostare sulle panchine all’ombra lungo il canale, lungo la Fondamenta degli Arsenalotti.
Accanto alla porta d’acqua affiancata da due magnifiche torri, che servivano per armare le galere di alberi e cannoni, vi è la porta di terra da dove entravano e uscivano le maestranze altamente specializzate che lavoravano alla costruzione, alla manutenzione e alla riparazione delle galere e delle navi tonde da commercio. Nel Quattrocento si lavorava già con un sistema di produzione simile alla moderna catena di montaggio e si poteva quindi assemblare una nave da guerra al giorno. Nel Cinquecento l’Arsenale era il più grande centro industriale d’Europa con oltre 5000 lavoratori.
Si imbocca la Fondamenta de Fazza dell’Arsenal per passare a fianco della chiesa di San Martino, costruita da Jacopo Sansovino verso la metà del 500 e si noterà, a fianco della porta d’entrata, un mascherone con la bocca aperta per infilarvi le famose denunce segrete dove i cittadini avevano il dovere, ma anche il diritto, di denunciare chi commetteva un crimine, firmando con il proprio nome e con quello di due testimoni.
Prendendo il ponte di fronte alla chiesa, si prosegue lungo la Fondamenta Penini per arrivare in Campo de le Gorne (in veneziano vuol dire grondaie), dove si potranno infatti notare le grosse grondaie in pietra d’Istria incassate nelle mura del Cantiere di Stato ancora perfettamente conservate. Camminando lungo il Rio de le Gorne alla fine si svolta a sinistra per immettersi nel sottoportico dell’Anzolo e arrivare in Calle Magno, dal nome del palazzo gotico (civico 2693), all’interno del quale è possibile, chiedendo il permesso, accedere per visitare la bella corte con la scalinata originale.
Dopo la visita al palazzo Magno ci si dirige verso Campo do Pozzi, il cui originale nome è dato dal particolare rilievo dei due pozzi rappresentato sulla vera da pozzo del Campo.
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Tappa 3: Da San Francesco della Vigna alla Scuola Dalmata
Durante questa tappa si visita il complesso di San Francesco della Vigna, per proseguire verso la Scuola Dalmata dei S.S. Giorgio e Trifone dopo una breve sosta all’ex Chiesa di Santa Giustina. Dopo la vittoria di Lepanto contro gli Ottomani che cadde proprio il giorno di Santa Giustina, fu considerata compatrona di Venezia assieme a San Marco e San Teodoro.
Si attraversa il Campo do Pozzi in direzione di Calle dei Scudi e Ponte dei Scudi dove si ammireranno la porta d’acqua e la porta di terra, una affianco all’altra, di un bel palazzetto gotico.
Da qui si prosegue attraverso Salizada de le Gatte e Salizada San Francesco, per arrivare al campo della Confraternita a fianco della Chiesa di San Francesco della Vigna, dopo essere passati sotto il magnifico colonnato che sostiene il corridoio di collegamento con l’antico Palazzo della Nunziatura Apostolica (ex Palazzo di seconda residenza del Doge Andrea Gritti) al convento dei frati. In questo campo si respira un’atmosfera densa di spiritualità, sembra infatti che questo fu il luogo dove San Marco approdò arrivando in laguna da Aquileia.
Dopo aver ammirato le armoniche proporzioni palladiane della facciata è possibile fare una breve sosta all’interno di uno dei due chiostri che fiancheggiano la chiesa. Il primo chiostro è interessante perché conserva perfettamente l’antica cisterna per raccogliere l’acqua piovana. Il secondo è abbellito da un prato e da cipressi con le lastre tombali di coloro che scelsero questo chiostro come luogo per la loro sepoltura. Al centro domina la statua di San Francesco d’Assisi, il santo che ha fondato un ordine religioso che predica la povertà e la semplicità del rapporto religioso con la Natura. Questo luogo è legato alla natura in quanto sorto su un’antica vigna, donata in lascito nel 1200 da un membro della famiglia Ziani ai francescani per costruire il monastero.
Sarà utile alzare lo sguardo per ammirare l’alto campanile dal quale si gode di una prospettiva sulla città molto particolare in quanto molto spostata verso Nord-Est. Da lassù si possono anche vedere le antiche vigne curate dai frati. Il vino prodotto nell’antico vigneto urbano di San Francesco si chiama “Harmonia Mundi”, in onore del trattato sull’armonia universale, pubblicato dal Frate Sebastiano Zorzi nel 1525 e alle cui regole si attengono le proporzioni spaziali dell’interno della chiesa, disegnata da Jacopo Sansovino. Il ricavato delle vendite del vino Harmonia Mundi (mille bottiglie) serve a sovvenzionare le borse di studio degli allievi dell’Istituto di Studi Ecumenici che ha sede nel convento dal 1989.
All’interno si ricorda che sarà possibile visitare la cappella del patriarca Giovanni Grimani, decorata nel Rinascimento da Federico Zuccato e Battista Franco; la cappella della famiglia Giustinian dove si trova la prima opera che Paolo Veronese eseguì in città al suo arrivo da Verona intorno al 1553 e, infine, la Cappella della famiglia Sagredo realizzata dall’architetto Tommaso Temanza nel ‘700 e adornata con pitture illusionistiche ad affresco realizzate da Gian Battista Tiepolo, di grandissima eleganza e delicatezza in cui pittura e scultura si fondono in un tutt’uno.
Percorrendo Calle San Francesco si arriva al soppresso convento di Santa Giustina, riconvertito in liceo scientifico dal 1832, dopo essere stato scuola militare in epoca napoleonica. La facciata, che porta la firma dell’architetto barocco Baldassarre Longhena, è stata in parte manomessa.
Vale la pena soffermarsi Sul Ponte di Santa Giustina per godere della vista sull’isola di San Michele dove, dal 1832, sorge il cimitero cittadino, ma che fin da tempi antichissimi fu sede di un monastero Camaldolese. Anche nel soppresso convento di San Michele in isola si coltiva la vigna sin da tempi immemorabili. Dal 2008 le vigne di San Michele in Isola sono state date in concessione dal comune all’associazione no profit “La laguna nel bicchiere. Le vigne ritrovate” che si occupa di recuperare le antiche vigne urbane per riportarle in attività e valorizzarle anche dal punto di vista storico e culturale. Sempre dal Ponte di Santa Giustina si può vedere il retro dell’ampia chiesa barocca di San Lorenzo che, fino all’inizio dell’Ottocento fu parte del maggiore convento femminile benedettino della città. Negli anni ‘80 del Novecento la chiesa di San Lorenzo fu scelta come sede dei concerti di Luigi Nono e di importanti rappresentazioni teatrali nell’ambito della Biennale Musica e della Biennale Teatro. Da qualche anno è stata data in concessione alla Fondazione Thyssen Bornemiza che, con l’Accademy21 e Ocean Space, si occupa di attività interdisciplinari a metà tra l’arte e lo studio degli oceani.
Lasciando campo Santa Giustina ci si immette in Calle del Fontego e, lasciando Salizada Santa Giustina a sinistra, si attraversa Corte Nova per raggiungere la Scuola Dalmata dei S.S. Giorgio e Trifone lungo la Fondamenta di San Giorgio degli Schiavoni: l’antica Confraternita dei Dalmati è ancora oggi attiva come altre in città. La visita all’interno è imprescindibile in quanto conserva un ciclo pittorico di Vittore Carpaccio di altissima qualità, raffigurante le leggende di San Giorgio e il drago e di San Girolamo con il leone; ma consiste anche in un rarissimo esempio di ambiente artistico ancora integro sin dall’epoca medievale.
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Tappa 4: Dall'atelier Schola San Zaccaria al Museo delle Icone bizantine
Dopo la visita all'atelier Schola San Zaccaria dove un artigiano si dedica alla produzione di dipinti e prodotti nel campo dell’editoria, si visiterà il quartiere dei Greci e il suo affascinante complesso monumentale.
Usciti dalla bottega dell’architetto artista si nota che tutte le strade portano nomi come calle dei Greci, Ramo dei Greci e, infatti, si è nel cuore dell’antico quartiere della Nazione Greca dove la Repubblica di Venezia aveva fatto costruire un centro commerciale per aiutare gli scambi commerciali con l’impero bizantino.
Si può dire che la popolazione greca da sempre ha fatto parte integrante della città di Venezia, viste le sue origini bizantine e gli scambi commerciali attraverso il Bosforo, ma non solo. L’immagine che Venezia voleva dare di seconda Bisanzio soprattutto dopo la conquista di Costantinopoli si rese concreta chiamando maestranze greche per edificare e decorare di edifici.
Fu riconosciuto alla Nazione greca l’autorizzazione di professare il culto Greco Ortodosso, dando loro il permesso di costruire una chiesa, quella di San Giorgio dei Greci.
Di fianco alla chiesa si trova l’importante Museo delle Icone bizantine. Anche l’architettura gioca la sua parte e infatti ci si trova di fronte a edifici disegnati da Baldassarre Longhena, come ad esempio il recinto in pietra d’Istria, verso il rio della Pietà, ancora conservato. Il campanile della chiesa è molto pendente e accanto al suo bel basamento in pietra bianca, rimane un’arcata superstite dell’antico chiostro 500esco.
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Tappa 5: Campo e Chiesa di San Zaccaria
Dalla fondamenta dell’Osmarin si passa alla visita del campo e della chiesa di San Zaccaria.
Si conclude l’itinerario del sestiere di Castello, con la visita al campo e alla chiesa di San Zaccaria, capolavoro della mano di due grandi architetti della Prima Rinascenza veneziana, Mauro Coducci e Antonio Gambello.
L’arco gotico raffigurante la Vergine in trono con il Bambino Gesù, che anticamente costituiva l’entrata al monastero è oggi l’entrata al Campo San Zaccaria. La facciata della chiesa del XV secolo è possente, monumentale e, di fianco ad essa, si trova l’originale chiesa gotica ad uso delle monache. È parte della chiesa delle monache benedettine la bella torre squadrata risalente al XIII secolo. Spostandosi verso destra si nota la caserma dei Carabinieri, allocata negli antichi chiostri del convento. Invitiamo ad osservare con attenzione la facciata in stile rinascimentale del Coducci per scoprire che il primo ordine appartiene alla mano del Gambello ancora in stile gotico, con il tipico motivo a torciglione che ricorda le corde delle navi.
Si può notare infine il caratteristico coronamento curvilineo tripartito, la firma di tutte le facciate disegnate da Mauro Coducci. Molto suggestivi sono anche i giochi di luce e ombra creati dalle sporgenze e rientranze delle colonnine e delle arcate delle finestre.
Vale assolutamente la pena entrare in Chiesa, non solo per osservare i capolavori pittorici conservati all’interno, ma anche per rendersi conto delle stratificazioni storiche del complesso, visibili visitando la cripta
Si consiglia infatti di cominciare dalla fase del IX/X secolo presente nella suggestiva cripta che originariamente conservava le spoglie di San Zaccaria, per proseguire con la visita della chiesa 400esca, oggi denominata cappella di San Tarasio, dove si trovano gli affreschi di Andrea del Castagno, considerati la prima opera del Rinascimento in pittura presente a Venezia, datati 1442. Nella medesima cappella di San Tarasio, che corrisponde alle absidi della 400esca chiesa delle monache, sono conservati tre polittici tardo gotici firmati dai Vivarini e da Giovanni d’Alemagna.
Si prosegue la visita alla chiesa di rappresentanza che era oggetto delle famose Andate del Doge ogni anno il giorno di Pasqua per ringraziare le monache che, all’epoca dell’ampliamento di Piazza San Marco, avevano donato il Brolo di loro proprietà al doge in carica, Sebastiano Ziani, che era il fratello di una delle monache.
Assolutamente notevole è la struttura a deambulatorio con cappelle radiali dell’abside maggiore, unico esempio a Venezia e rarissimo in Italia, e gli ariosi archi del presbiterio e della navata firmati dal Gambello.
La celeberrima pala di San Zaccaria di Giovanni Bellini, datata 1505, decora un altare nella navata di sinistra e per apprezzarne appieno la sfumatura di luce, di ombra e di colore che danno quell’effetto tridimensionale allo spazio della cappella, raffigurata illusionisticamente, è necessario introdurre una moneta di 1 euro per l’illuminazione.
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