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Carnevale: El va! El va! El va!

El va! El va! El va!

Il Carnevale se ne va. A Venezia le feste più pazze erano riservate proprio all’ultima notte di Carnevale: la Piazza San Marco si riempiva di migliaia di maschere che ballavano con fiaccole accese, la città era illuminata a giorno e si bruciava un enorme manichino con le sembianze di Pantalone. Era il funerale del Carnevale, la gente in coro cantava “El va! El va! El va!” e, con i lenti rintocchi delle campane, cominciava la Quaresima.

La parola Carnevale deriva dal latino "carnem levare" (eliminare la carne): anticamente indicava il banchetto che si teneva l'ultimo giorno di carnevale (martedì grasso), subito prima del periodo di astinenza e digiuno della Quaresima. Le origini del Carnevale di Venezia sono antichissime: la prima testimonianza ufficiale risale al documento che dichiara la festa pubblica, è un editto del Senato della Repubblica del 1296.

Ma è nel XVIII secolo che il Carnevale di Venezia raggiunge il massimo splendore e riconoscimento internazionale, diventando celeberrimo in tutta l'Europa del tempo, costituendo un'attrazione e una mèta ambita da migliaia di visitatori. Sono di quest'epoca le avventure veneziane di uno dei più celebri personaggi del tempo: Giacomo Casanova. Scrittore molto prolifico, uno dei massimi esponenti dell'aspetto libertino della Venezia di quel tempo, creò il suo personaggio quasi mitico grazie alle partecipazioni a feste tra le più lussuriose e alle incredibili traversie della sua vita sregolata, fatta di avventure, scandali e vivacità. Casanova non fu soltanto un ghiotto di eros, ma sicuramente anche un buongustaio del cibo! Nelle sue memorie, l’arcinota Histoire de ma vie, ci racconta che

“…coltivare i piaceri dei sensi è stata per tutta la vita la mia principale occupazione, e non ne ho mai avuta altra più importante. Sentendomi nato per l’altro sesso, l’ho sempre amato e mi sono fatto amare per quanto possibile. Ho molto amato anche la buona tavola e insieme tutte le cose che eccitano la curiosità…”

Un goloso con gusto, lo definiremo oggi: mangiare e bere molto bene, come fare l’amore molto a lungo, era per Casanova l’equivalente del “Cogito ergo sum” di Cartesio, la certezza indubitabile che l'uomo ha di se stesso in quanto soggetto pensante.

Nonostante a quel tempo il Carnevale durasse molto più a lungo (cominciava addirittura la prima domenica di ottobre, per culminare nei giorni che precedevano la Quaresima), la spensieratezza e le pazze feste a un certo punto finivano. Così il nostro Giacomo non poteva più usare le sue armi segrete per conquistare le belle dame: il cioccolato, le ostriche, i patti di cacciagione…

Allora ecco una ricetta “di magro” che è passata alla storia come “Maccheroni alla Casanova”.

In padella fai dorare aglio in camicia e peperoncino piccante con un filo di olio extravergine.
Aggiungi un battuto di olive nere, capperi dissalati e qualche acciuga lavata e diliscata.
A fiamma viva, amalgama utilizzando poco concentrato di pomodoro.
Ora, una dadolata di pomodoro fresco con prezzemolo finemente tritato e porta a cottura abbassando il fuoco.
Spadella il sugo con maccheroni cotti al dente.

 

di Pierangelo Federici (Veneziani a Tavola)


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