Change Language: it
Login
/
/
Il sito turistico ufficiale
della Città di Venezia
City of Venice

Tu sei qui

Chiese monumentali, sinagoghe e Scuole Grandi: passeggiata multiculturale a Cannaregio

Chiese monumentali, sinagoghe e Scuole Grandi: passeggiata multiculturale a Cannaregio

Visualizza a schermo intero

L’itinerario consente di immergersi nel sestiere di Cannaregio, transitando anche in parte per Castello e San Marco. L’origine del nome "Cannaregio" deriverebbe secondo alcune fonti dalla contrazione dei termini “Canal Regio”, che in passato indicava il principale canale di collegamento tra Venezia e la terraferma; secondo altre fonti, invece, indicherebbe la “regione delle canne”, per la presenza in origine nell’area di paludi e canneti. 

L’itinerario che vi suggeriamo consente di entrare nel cuore della città, transitando per percorsi meno trafficati e apprezzando luoghi ricchi di memoria storica e religiosa, autenticità e tradizioni, percorrendo ambiti urbani monumentali e di grande importanza.

L’itinerario, della durata di circa 3 ore, comprende gli spostamenti a piedi e gli ingressi nelle chiese visitabili, a cui volendo si può aggiungere la visita di un museo o di una mostra a scelta tra quelli proposti. L'itinerario può iniziare da una qualsiasi delle sue tappe e può avere di conseguenza durata e lunghezza variabili a seconda delle proprie esigenze.

È bene sapere che la Città di Venezia, dal 2017, ha lanciato la campagna di sensibilizzazione #EnjoyRespectVenezia per la promozione di un turismo sostenibile. Vi chiediamo di mantenere sempre comportamenti responsabili e rispettosi della città, tra cui:

    • Non sostate sui ponti
    • Camminate mantenendo la destra
    • Comprate merce dai rivenditori autorizzati
    • Rivolgetevi a guide turistiche autorizzate.



La Basilica dei Santi Giovanni e Paolo e la Scuola Grande di San Marco

La Basilica dei Santi Giovanni e Paolo e la facciata della Scuola Grande di San Marco



Partenza: Piazzale Roma / Stazione Santa Lucia – Ghetto

L’itinerario proposto ha come punto di partenza o di arrivo Piazzale Roma o Stazione Santa Lucia, a seconda di quale direzione si prenda, fermo restando che il percorso può iniziare da ogni tappa.

Se arrivate a Venezia in treno, appena usciti dalla stazione ferroviaria Santa Lucia noterete subito al di là del Canal Grande l’imponente cupola in rame della chiesa detta di San Simeon piccolo, chiamata così dai veneziani per distinguerla dalla vicina chiesa di San Simeon grando.

Sulla sinistra della stazione sorge invece la chiesa dei Carmelitani Scalzi, dedicata a Santa Maria di Nazareth, uno dei più mirabili esempi del barocco veneziano. Qui, oltre alla chiesa e al convento, si trova un antico brolo, un orto-giardino protetto da alte mura, risalente alla metà del Seicento, dove i frati coltivano erbe e fiori, tra cui la Melissa moldavica. Da questa particolare varietà di pianta medicinale i padri Carmelitani estraggono il prezioso olio essenziale, ingrediente principale di molti preparati erboristici, ancora oggi prodotti con le stesse tecniche dal 1710. Nel giardino rivivono anche le più antiche viti della Serenissima, varietà presenti da centinaia di anni all'interno della laguna di Venezia. I mesi più indicati per visitare il giardino sono luglio e agosto.

Per raggiungere l’ingresso del Ghetto Ebraico, provenendo da piazzale Roma, attraversate il Ponte della Costituzione (chiamato anche “Ponte di Calatrava” in onore dell’architetto spagnolo che lo ha progettato nel 1997), percorrete poi Fondamenta Santa Lucia lasciando a sinistra la stazione dei treni, e proseguite per Rio Terà Lista di Spagna fino a giungere in Campo San Geremia, dove è situata la chiesa dei santi Geremia e Lucia. Fondata nell’XI secolo, ricostruita nel XII e revisionata nella configurazione attuale nel 1753, la chiesa è oggi il Santuario di Santa Lucia. Vi sono custoditi i preziosi resti della santa, trasferiti qui nel 1860 dalla originaria chiesa - oggi scomparsa - posta nell'ambito urbano ora occupato dalla stazione ferroviaria.

Accanto alla Chiesa dei Santi Geremia e Lucia - adiacente al campanile in cotto, uno dei più antichi della città - sorge l'imponente Palazzo Labia. L'edificio fu commissionato sul finire del Seicento dalla famiglia catalana Labia, che acquistò il titolo nobiliare a seguito della decisione del Maggior Consiglio - presa nel 1646, durante i terribili anni della peste - di “riaprire il libro d’Oro della nobiltà veneziana versando nelle casse dello stato centomila ducati”. I Labia rimasero nel palazzo fino al 1852. L’interno del palazzo è decorato da importanti affreschi di Giovan Battista Tiepolo realizzati all’apice della sua maturità artistica. A fine Ottocento l’edificio fu destinato a scuola elementare per poi passare nelle mani di un ricco petroliere nel 1948 che inaugurò i lavori di restauro con una festa sontuosa a cui parteciparono tra gli altri Salvador Dalì, l’Aga Khan e Winston Churchill. Infine nel 1964 il palazzo fu ceduto alla RAI Radiotelevisione Italiana.

Campo San Geremia è uno dei campi più ampi di Venezia: proprio per le sue dimensioni si prestò sin dalle origini allo svolgimento di grandi feste e tradizioni popolari, tra cui la “caccia ai tori”, o meglio dei buoi. Le cacce ai tori nei campi veneziani si svolgevano durante tutto il periodo del Carnevale e consistevano in lotte tra cani e tori, questi ultimi tenuti per le corna con delle funi da due o più persone, dette “tiratori”.

Provenendo da Rio Terà Lista di Spagna, si notano subito le quattro vere da pozzo presenti nel campo. Una di queste, la più vicina alla chiesa, risale al XII secolo ed è decorata con archetti in stile veneto-bizantino. Quella più grande, collocata sulla sinistra, è del Cinquecento e presenta un bassorilievo di San Geremia. 

Attraversate diagonalmente il campo e imboccate Salizada San Geremia fino a giungere ai piedi del Ponte delle Guglie, così chiamato per i quattro obelischi che lo adornano. Il manufatto venne interamente costruito in pietra già nel 1580. Si segnalano nelle vicinanze i giardini pubblici di Parco Savorgnan, gli unici rimasti tra tutti quelli che sorgevano lungo il rio di Cannaregio durante il Seicento.

Oltrepassate il ponte e girate a sinistra in Fondamenta de Cannaregio fino ad arrivare alla porta di accesso al Ghetto Ebraico. 

Informazioni utili:

Torna all'indice dell'itinerario


La chiesa di Santa Maria di Nazareth, detta dei Carmelitani Scalzi

La chiesa di Santa Maria di Nazareth, detta dei Carmelitani Scalzi


Tappa 1: Ghetto Ebraico

Il Ghetto di Venezia è il quartiere ebraico più antico d’Europa, istituito dalla Serenissima il 29 marzo 1516. Oggi è una delle zone più vive e frequentate della città, dove le cinque sinagoghe e il Museo Ebraico raccontano le tradizioni della storica comunità ebraica di Venezia.

La parola “ghetto”, ora usata in tutto il mondo, deriva dall’antico termine veneziano “gèto”, cioè gettata di metallo fuso, con cui si indicava il luogo dove gli ebrei veneziani furono costretti a risiedere dal Governo della Repubblica. Qui infatti vi erano in origine delle fonderie dove si lavorava il metallo per produrre cannoni, attività poi trasferite all’Arsenale. Per quasi tre secoli, dal 1516 al 1797, gli ebrei non potevano abitare al di fuori dei confini del Ghetto. Al tramonto, robusti cancelli chiudevano i due ingressi del Campo del Ghetto Nuovo, poi riaperti all’alba. Con la caduta della Repubblica e l’avvento di Napoleone le porte del ghetto furono tolte così come l’obbligo di residenza. Nel 1938 vennero promulgate le leggi razziali fasciste e iniziarono le persecuzioni nazi-fasciste a Venezia, che portarono alla deportazione di 246 ebrei veneziani tra il 1943 e il 1944, dei quali solo 8 fecero ritorno dai campi di sterminio. In Campo del Ghetto Nuovo una lapide ricorda i nomi degli ebrei veneziani catturati e deportati, insieme ai bassorilievi in bronzo, conosciuti come Monumento dell'Olocausto, ad opera dello scultore lituano Arbit Blatas.

Addentratevi nel Ghetto Ebraico passando attraverso il sottoportico del Ghetto Vecchio, dove negli stipiti in pietra rimangono ancora i segni dei cardini delle porte che di notte chiudevano l’isola del Ghetto. Proprio per la ristrettezza degli spazi, le abitazioni degli ebrei veneziani si sviluppano in altezza fino a raggiungere anche otto piani. Una curiosità riguardante il Ghetto Vecchio e il Ghetto Nuovo: il primo ad essere fondato nel 1516 fu l’attuale Ghetto Nuovo, dove sorgeva la Fonderia Nuova (gèto nuovo) dal quale prende il nome. Successivamente, con l’aumentare della popolazione, venne costruito il Ghetto Vecchio, dove in passato c’erano ampi orti e giardini: Calle dell’Orto, che si trova vicino al Ponte del Ghetto Vecchio, ne è la testimonianza. 

All’interno delle aree del Ghetto Vecchio e del Ghetto Nuovo ci sono cinque sinagoghe pubbliche, ognuna delle quali fa riferimento a una nazionalità differente, ciascuna con i propri riti e associazioni assistenziali: le Scuole ashkenazite Tedesca e Canton, la Scuola Italiana, le Scuole sefardite Levantina e Spagnola. Delle cinque sinagoghe, solo due oggi sono utilizzate dalla comunità ebraica: la sinagoga Levantina e la sinagoga Spagnola, entrambe nel Ghetto Vecchio. Le sinagoghe, più comunemente chiamate Scuole (perché al piano terra erano luogo di studio mentre il piano superiore era destinato alla preghiera), sono tra le più belle d'Europa per i loro interni riccamente decorati, e costituiscono ancora oggi luoghi di incontro per la comunità ebraica veneziana. 

Una volta entrati nel Ghetto Vecchio vi troverete in prossimità del Campiello delle Scuole dove sono situate la Scuola Levantina, fondata al 1538, e la Scuola Spagnola, la più grande tra tutte le sinagoghe del Ghetto, risalente alla seconda metà del Cinquecento. Proseguendo lungo la calle, si giunge al Ponte del Ghetto Vecchio, e, una volta varcato, si accede all’isola del Ghetto Nuovo. In origine, l’area era accessibile solo da questo ponte e dal ponte che si incontra provenendo dalla vicina Callesele. Anche qui si trova un sottoportico con i segni lasciati dai portoni che dividevano il ghetto dal resto della città. Solo nel 1865 viene costruito il terzo ponte che dal campo del Ghetto Nuovo arriva in Fondamenta degli Ormesini. Qui, a presidio del ghetto, rimangono due casette a destra e a sinistra del ponte, costruite durante il secondo conflitto mondiale.

Il Campo del Ghetto Nuovo presenta una struttura anomala rispetto agli altri campi veneziani: è interamente circondato da alte case e non ha un edificio monumentale a catalizzare l’attenzione. Nel campo del Ghetto Nuovo sono presenti tre vere da pozzo e tre banchi di pegno. Qui sono situati il Museo Ebraico e tre sinagoghe: la Scuola Grande Tedesca, la più antica, istituita nel 1527, la Scuola Canton, risalente al 1531, e la Scuola Italiana, costruita nel 1575. Le sinagoghe del Ghetto Nuovo non sono riconoscibili dall'esterno perché collocate al piano superiore di edifici preesistenti, a causa della mancanza di spazio.

Per proseguire l’itinerario dirigetevi verso il Ponte del Ghetto Nuovo, che conduce in Fondamenta degli Ormesini

Informazioni utili:

  • Museo Ebraico: apertura da domenica a venerdì dalle 10 alle 17:30; chiuso sabato e feste ebraiche. Biglietto intero 10€. Sono disponibili visite guidate a partenza fissa (dalle 11:30 alle 17:30 il giovedì e dalle 10:30 alle 16:30 gli altri giorni) alla Scola Levantina e al Midrash Luzzatto. Consultare il sito per maggiori informazioni https://www.museoebraico.it/ 

Torna all'indice dell'itinerario


Il Ghetto ebraico

Il Ghetto ebraico


 

Tappa 2: Ghetto - Chiesa di Santa Maria della Misericordia

Una volta varcato il ponte, si giunge in Fondamenta degli Ormesini, un’area vivace, molto frequentata dagli studenti universitari e dai giovani, e ricchissima di osterie, bacari e cicchetterie. Proseguendo verso destra, sul lato opposto del rio (poco oltre al di là del terzo ponte che trovate), è situato lo Squero Casal ai Servi, uno dei più antichi “squeri da sotil” veneziani. Ha cessato la sua attività produttiva nel 1920 e dal 1996 è sede dell’Associazione Arzanà. Lo squero, visitabile su appuntamento, contiene collezioni frutto di recuperi, ritrovamenti e donazioni effettuate da privati cittadini o depositi temporanei.

Percorrendo tutta la fondamenta, vi troverete in Campo della Misericordia, dove si trova la Scuola Nuova della Misericordia, una delle sei Scuole Grandi di Venezia, costruita per soddisfare le esigenze della confraternita degli Agostiniani della Misericordia. Realizzata a partire dal 1534 su progetto di Jacopo Sansovino, fu inaugurata nel 1583, sebbene incompiuta nel rivestimento esterno. Dopo essere stata soppressa nel 1806, fu prima sede dell’Archivio Comunale e, successivamente, nel 1925 venne adibita a palazzetto dello sport della società sportiva cestistica della città. Dal 2016, in seguito a un corposo restauro, la Scuola Grande della Misericordia è stata riaperta, gli affreschi al suo interno hanno riacquistato lo splendore originario e gli spazi sono stati resi fruibili e funzionali ad ospitare eventi e mostre. Per gli appassionati di cinema, si ricorda che all’interno della Scuola Grande della Misericodia è stata girata la scena della festa da ballo del film "The Tourist" del 2010 con Johnny Depp e Angelina Jolie.

Proseguendo lungo le fondamente laterali alla Scuola Grande della Misericordia, oltrepassate il ponte in legno, dove si possono visitare la chiesa di Santa Maria della Misericordia e la Scuola Vecchia di Santa Maria della Misericordia. Al centro del campo, suddiviso in aree riquadrate con elementi lapidei e lastricato con laterizi posati a spina-pesce, noterete una vera da pozzo risalente alla seconda metà del XIV secolo dove, su tre dei quattro lati, sono raffigurate coppie di confratelli genuflessi che reggono l’emblema della relativa confraternita.

Una curiosità riguarda le pavimentazioni a spina di pesce a Venezia. In passato l’utilizzo della pavimentazione a spina di pesce era molto diffusa: anche piazza San Marco era pavimentata a spina di pesce. Solo nel Settecento viene rivestita in trachite. Oggi, oltre allo spazio antistante la Chiesa di Santa Maria della Misericordia, si può trovare la stessa pavimentazione di fronte alla Chiesa della Madonna dell’Orto.
Sul Campo si affaccia la chiesa di Santa Maria della Misericordia (altrimenti detta Santa Maria di Valverde, a ricordare probabilmente l’omonima insula su cui si erge), eretta nel X secolo con l’annessa Abazia, poi ricostruita nel XIII secolo e più volte rimaneggiata. La facciata tripartita, completamente rivestita in pietra e arricchita con sculture, risale alla seconda metà del Seicento ed è caratterizzata da un timpano curvilineo che chiude in sommità il corpo centrale.

L’interno della chiesa è ormai spoglio di opere, oggi utilizzata come location per mostre ed eventi.
Per gli amanti del cinema, la chiesa è stata utilizzata nel 1979 per le riprese del film Moonraker - Operazione spazio, dedicato a James Bond, e, nel 1988, per le riprese del film horror Nosferatu a Venezia.

In adiacenza alla chiesa si trova la Scuola Vecchia di Santa Maria della Misericordia, costruita nel 1310 presso il complesso conventuale degli agostiniani della Misericordia: l’attuale struttura e la facciata in stile gotico fiorito, ultimata nel 1451, sono il risultato di ulteriori interventi quattrocenteschi. Nel 1441 Bartolomeo Bon realizzò una lunetta lapidea con la Madonna della Misericordia adorata dai confratelli, originariamente collocata sopra il portale in facciata, poi smontata nel 1612 e oggi conservata presso il Victoria and Albert Museum di Londra. Dell’opera scultorea di Bon restano oggi due angeli che reggono un cartiglio che si svolge lungo l’architrave del portale principale. Per proseguire con l'itinerario, tornate indietro fino al ponte della Misericordia.

Informazioni utili:

Torna all'indice dell'itinerario



La Scuola Nuova della Misericordia

La Scuola Nuova della Misericordia


 

Tappa 3: Misericordia - Ponte Chiodo - Campo dei Gesuiti - Calle Varisco

Tornando verso la Scuola Grande della Misericordia, attraversato il Ponte della Misericordia, arrivate al Ponte Chiodo, l’unico della città che mantiene ancora l’antica costruzione senza parapetti. In tutta la laguna ne esiste solamente un altro, il Ponte del Diavolo, e si trova sull’isola di Torcello. In passato tutti i ponti di Venezia erano privi di parapetto, anzi, in origine e fino a buona parte del Cinquecento le tante piccole isole su cui è sorta Venezia erano collegate tra loro da semplici tavole in legno poste allo stesso livello delle rive, sulle quali potevano passare anche cavalli e carrozze. Questa soluzione di tipo mobile consentiva la navigazione dei rii. Tra il 1569 e il 1587 il Senato demandava al Magistrato alle Acque di rafforzare rive e fondamente con opere di marginamento in pietra d’Istria: contestualmente a queste opere la città si dotò progressivamente di ponti in pietra in sostituzione di quelli lignei.

Proseguendo l'itinerario, attraversate il secondo ponte su Rio San Felice per poi svoltare a sinistra in Calle de la Racheta, fino al Ponte Molin, per poi imboccare a destra Fondamenta de Santa Caterina, che si congiunge a Fondamenta Zen. Qui si affaccia Palazzo Zen, risultante dall’accorpamento di tre blocchi edilizi, di proprietà della famiglia Zen, alla quale sono appartenuti diversi navigatori del quattordicesimo secolo. La facciata del palazzo, un tempo decorata con affreschi del Tintoretto e dello Schiavone, presenta elementi architettonici gotici e rinascimentali. 

Superato il palazzo si entra in Campo dei Gesuiti, parzialmente alberato, dotato di panchine e fontanella stagionale. Presenta una inconsueta forma allungata che si estende fino alla laguna nord; presso quest’ambito urbano si insediarono prima i Crociferi (ordine religioso ospedaliero) e successivamente i Gesuiti. In questo campo sono presenti vari edifici di valenza storica: l’Oratorio dei Crociferi, il Complesso Conventuale dei Gesuiti e la chiesa di Santa Maria Assunta detta dei Gesuiti.

L’Oratorio dei Crociferi, fondato nel XII secolo con l’annesso ospedale, presenta una facciata con oculo centrale e copertura a due falde: sulla facciata laterale si sussegue una serie di alti camini antichi. All’interno dell’Oratorio si trova il ciclo pittorico di Jacopo Palma il Giovane che risale alla fine del Cinquecento, con storie dell’ordine dei Crociferi e dei dogi Zen e Cicogna. L’Oratorio rappresenta uno dei primi luoghi di riferimento per l’assistenza e il ricovero che sorsero a Venezia.

Al opposto dell’Oratorio si trova l’ex Convento dei Crociferi, con un chiostro interno, fondato dall’ordine religioso nel XII secolo, ricostruito nel 1514 in seguito a un incendio e passato in successione ai Gesuiti nel 1657. Dopo la soppressione temporanea dell’Ordine nel 1773, il complesso venne utilizzato come scuola e, dal 1807, come caserma. Attualmente è residenza universitaria per studenti, ricercatori e docenti degli atenei veneziani IUAV e Ca’ Foscari, con oltre 250 posti letto e numerosi servizi di uso collettivo che d’estate accolgono anche i visitatori.

In adiacenza al complesso dei Gesuiti si colloca la chiesa di Santa Maria Assunta detta dei Gesuiti, in origine dei Crociferi e passata nel 1657 ai Gesuiti - come il complesso conventuale - che ne curarono il rifacimento del 1715-30. All’interno della chiesa si trovano opere di Palma il Giovane, Jacopo Tintoretto e Tiziano Vecelllio. L’imponente facciata, di espressione barocca, fu realizzata nel 1730 circa su progetto di Fattoretto e finanziata dalla famiglia Manin.

Dal campo dei Gesuiti potete proseguire in direzione Fondamenta Nuove dove trovate i collegamenti per le isole della isole della laguna nord (Murano, Burano, Torcello Sant’Erasmo, ecc).
Da qui per raggiungere il prossimo punto di interesse bisognerà addentrarsi in molte calli: attraversate il Ponte dei Gesuiti e imboccate Salizada Seriman, svoltate a sinistra nella seconda laterale in Calle Venier, attraversate il Ponte de l’Acquavita fino a giungere in Campiello della Pietà. Da qui prendete Calle Nova, una tra le calli più strette della città e proseguite fino ad arrivare in Corte Contarina. Una volta arrivati in Corte Contarina, svoltate in Calle Mora sulla destra fino ad arrivare in Campiello della Madonna. Da qui attraversate il campiello e proseguite a destra in Calle Morandi. Alla fine della calle vi troverete in Calle Varisco: svoltate a destra per giungere nel punto più stretto di calle Varisco, che con i suoi 53 cm di larghezza è la calle più stretta di Venezia. I più coraggiosi possono percorrerla tutta fino a sbucare nel canale. Tornando indietro verso sinistra arriverete in Campiello Stella, attraversate il campo verso destra in direzione Campiello Widmann e da qui proseguite verso destra in direzione Rio Terà dei Biri o del Parsemolo, percorrendo il Sottoportego del Magazzen. Una volta giunti al ponte, non attraversatelo, ma svoltate a sinistra imboccando Calle Larga Giacinto Gallina, che vi porterà direttamente in Campo San Giovanni e Paolo, nel sestiere di Castello. 

Informazioni utili:

Torna all'indice dell'itinerario


Ponte Chiodo, l'unico in centro storico rimasto senza parapetti

Ponte Chiodo, l'unico in centro storico rimasto senza parapetti


 

Tappa 4: Basilica dei Santi Giovanni e Paolo - Scuola Grande di San Marco

Campo Santi Giovanni e Paolo è uno tra gli spazi più ampi e significativi della città, sede di importanti edifici civili e religiosi. Il campo era in origine una zona paludosa, donata dalla Serenissima ai frati domenicani che nel 1234 la bonificarono realizzando un grande e ben definito spazio urbano. Al centro del campo domina il monumento equestre bronzeo di Andrea Verrocchio in onore di Bartolomeo Colleoni risalente al 1481-1488 e, poco distante, si trova una pregevole vera da pozzo decorata con festoni e putti in altorilievo, qui collocata a partire dal 1824. La Basilica dei Santi Giovanni e Paolo, che fa da sfondo, rappresenta uno tra i principali esempi di architettura gotica in città nonché luogo dove si celebravano i funerali dei Dogi. Infatti, la basilica viene considerata come il “Pantheon dei Dogi” poiché al suo interno si trovano molteplici monumenti funerari di Dogi e di altre illustri figure della città. Inoltre, all’interno ci sono opere di artisti del calibro di Giovanni Bellini, Lorenzo Lotto, Giovan Battista Piazzetta, Pietro e Tullio Lombardo, Bartolomeo Vivarini, nonché quattro tele del Veronese.

A sinistra della facciata della chiesa troverete la Scuola Grande di San Marco, fondata come Scuola dei Battuti, la più imponente delle Scuole Grandi di Venezia. Risalente al 1260, è divenuta molto influente così da assumere il nome del patrono della città. All’interno, al pian terreno, vi è un vasto salone, il cui soffitto a travi è sorretto da una successione di colonne. Il piano superiore si compone della Sala Capitolare e della Sala d’Albergo, che conservano numerosi dipinti del Tintoretto e di Giovanni e Gentile Bellini. Osservando il soffitto della Sala Capitolare noterete alcuni stemmi e simboli: al centro un leone nimbato, l’unico di tutta Venezia; la sigla SMV che indica Santa Maria Valverde attuale Scuola della Misericordia; l’aquila della Scuola Grande di San Giovanni Evangelista; le iniziali SR indicanti la Scuola Grande di San Rocco; e due cerchi simbolo della Scuola Grande della Carità attuale Accademia delle Belle Arti.
Nel 1485 un rovinoso incendio la distrusse interamente e per la ricostruzione venne assunto come architetto Pietro Lombardo, poi sostituito da Mauro Codussi, mentre a Gentile e Giovanni Bellini fu affidato il rivestimento scultoreo della facciata.

Una curiosità: la Biblioteca Medica collocata nella Sala Capitolare ha un’origine antichissima e il suo patrimonio librario comprende 18 mila volumi, con scritti di Ippocrate, Plinio, Falloppio e Ludovico Ariosto. Oggi la Scuola costituisce l’ingresso dell’ospedale e dal 2013 è nuovamente possibile visitarla.

Indichiamo questo campo come luogo per una possibile sosta grazie ad alcune panchine e una fontanella dietro l’abside della basilica (in Calle Luigi Torelli detta de la Cavallerizza) e ricordiamo che, per chi lo volesse, da questo punto è possibile congiungersi all'itinerario Arte navale, artigianato e tradizioni popolari: la Venezia di Castello.

Informazioni utili:


Torna all'indice dell'itinerario


La Scuola Grande di San Marco

La Scuola Grande di San Marco


Tappa 5: Campo Santi Giovanni e Paolo - Palazzo Tetta - Santa Maria Formosa

La tappa successiva è Santa Maria Formosa ma, prima di proseguire, vi invitiamo a percorre Barbaria de le Tole per scoprire alcune botteghe artigianali della zona. Prendete Salizada San Zanipolo, la calle che costeggia il lato destro della Basilica dei Santi Giovanni e Paolo e che si congiunge a Barbaria de le Tole. Una curiosità riguarda il nome della calle detta Barbaria de le Tole: qui venivano piallate le tavole di legno, togliendovi le “barbe”, utilizzate dalle molteplici carpenterie che un tempo vi sorgevano con affaccio sulla Laguna Nord. 

In generale, il percorso da qui fino a campo Santa Maria Formosa è ricco di piccole botteghe di ceramiche, oreficeria, maschere in carta pesta, oggetti in vetro e tessuti
All’inizio della calle, in prossimità della Basilica dei Santi Giovanni e Paolo, è situato il Complesso dell’Ospedaletto, che si compone della Chiesa di Santa Maria dei Derelitti, della Scala dei Sardi, del Cortile delle Quattro Stagioni e della Sala della Musica. 

Per proseguire l’itinerario, ritornate in campo Santi Giovanni e Paolo, svoltate in Corte Veniera, che si congiunge a Fondamenta dei Felzi. Da qui, svoltate a sinistra in direzione Ponte dei Conzafelzi, che si affaccia sullo splendido Palazzo Tetta, l’unico ad avere tre affacci su canali. 

Attraversate il ponte e percorrete Calle Bragadin per poi girare a destra in Calle Lunga Santa Maria Formosa, dove vi immergerete nella vivacità e varietà di numerose botteghe, come panifici, negozi con artefatti decorati a mano di natura anche solidale, maschere, opere in vetro, mosaico e carta. Qui, sbucherete direttamente in Campo Santa Maria Formosa, centro religioso e civile della città, e punto di raccordo tra tre sestieri: Cannaregio, San Marco e Castello (di cui fa parte). In passato, era uno dei luoghi più animati della città, luogo di feste popolari (tra cui la caccia al toro) nonché sede delle Scuole di alcune tra le principali corporazioni commerciali e artigianali. Sul campo affacciano numerosi palazzi di pregio architettonico risalenti ad epoche diverse: Palazzo Ruzzini, i tre Palazzi Donà, Palazzo Vitturi e Palazzo Malipiero.

Al centro del campo sorge la chiesa di Santa Maria Formosa, costruita per volontà di San Magno, vescovo di Oderzo, nel 639 al quale la Vergine sarebbe apparsa formosa (di bell’aspetto).
L'edificio attuale, eretto nel 1492, è il capolavoro di Mauro Codussi, grazie al quale l'architetto affermò per la prima volta a Venezia i valori della visione plastico-spaziale toscana della rinascenza del Rinascimento. La pianta, a croce latina e tre navate, rispetta le fondazioni della chiesa del VII secolo, mantenendo parzialmente visibile il rifacimento del IX secolo durante il quale la chiesa era stata dotata di cupola e di una pianta a croce greca.
Ne risulta uno spazio articolato ma fortemente caratterizzato dalla suggestiva centralità del tempio, in cui la luce chiara unita al fitto traforo delle mura portanti fa galleggiare la complessa copertura a volte e cupole.
Per le due facciate esterne, entrambe commissionate dalla famiglia Cappello, furono scelti stili diversi: quella verso il rio, del 1542, è classicheggiante; l'altra verso il campo, del 1604, è barocca.

Tra le opere d'arte vi sono: nella Cappella della Scuola dei Bombardieri il Polittico di Santa Barbara di Jacopo Palma il Vecchio (1480-1510), opera che rese celebre il maestro; l'Ultima Cena di Leandro Bassano (fine XVI sec.); nella Cappella della Concezione il celebre Trittico della Madonna della Misericordia, di stile mantegnesco, del muranese Bartolomeo Vivarini (1473).
Nell'Oratorio è conservata una Madonna con Bambino e San Domenico di Giambattista Tiepolo (XVIII sec.)

Curiosità: Baldassare Galuppi lavorò nel 1722 come organista all’interno della chiesa. L’antico organo venne distrutto da una bomba austriaca durante il primo conflitto mondiale, nel 1916.
A chiave di volta della porta d'ingresso del campanile è stata posta una mostruosa testa grottesca, ché si credeva potesse difenderlo dall'ingresso del demonio, che si divertiva a suonare le campane. 
La cupola che vedete venne rifabbricata due volte: la prima nel 1668 dopo un terremoto, la seconda nel 1921 dopo un bombardamento avvenuto nel 1916, che distrusse in parte la chiesa e alcuni dipinti. Inoltre, la chiesa fu sede di diverse Scuole religiose e di mestiere, tra cui la Scuola dei Casselleri, cioè dei fabbricanti di casse non solo per il trasporto di merce ma anche per corredi nuziali.

Nelle immediate vicinanze si segnala il Museo Palazzo Grimani, antica abitazione della famiglia Grimani, una tra le più note famiglie patrizie che diede i natali a tre dogi della Serenissima. Acquistato dallo Stato nel 1981, il Palazzo è stato riaperto al pubblico nel 2008 dopo un lungo periodo di ristrutturazione. Deve oggi la sua fama agli affreschi, agli stucchi e ai marmi pregiati che vi sono all’interno nonché alla collezione di oltre centotrenta sculture antiche nella Tribuna Grimani.

Ultima diramazione che si suggerisce, costeggiando il lato sinistro della chiesa da Santa Maria Formosa, è Campiello Querini Stampalia dove al di là del rio potrete ammirare il Palazzo Querini Stampalia costruito nel 1528. Dal 1869 il palazzo è la sede della Fondazione Querini Stampalia, lasciata in eredità alla città di Venezia dal Conte Giovanni, ultimo erede della famiglia. Qui oggi vi sono allestiti: la biblioteca, aperta fino a notte tarda nei giorni festivi, la casa museo e un'area per esposizioni temporanee. Numerose le opere pittoriche, tra cui ricordiamo la Presentazione al Tempio di Giovanni Bellini e la raccolta di quadri di Pietro Longhi e Gabriel Bella, che raccontano nelle loro tele episodi di vita veneziana del Settecento. Il giardino della Fondazione prende il nome da Carlo Scarpa, archietto che lo ha riprogettato agli inizi degli anni Sessanta del Novecento. Presenta riferimenti agli stili moresco, giapponese e della tradizione lagunare quali una vera da pozzo, un leone gotico e dei capitelli.

Informazioni utili:

Torna all'indice dell'itinerario


Palazzo Tetta, l'unico palazzo di Venezia attorniato dall'acqua su tre lati

Palazzo Tetta, l'unico palazzo di Venezia attorniato dall'acqua su tre lati


Tappa 6: Campo Santa Maria Formosa - Scala Contarini del Bovolo - Campo Manin

Per arrivare alla prossima tappa oltrepassate la facciata principale della chiesa di Santa Maria Formosa, aggirate il campanile, e troverete la facciata secondaria dell’edificio ecclesiastico e di fronte il Ponte de le Bande. Attraversatelo e percorrete Calle de le Bande e Calle al Ponte de la Guerra fino ad superare il Ponte de la Guerra che porta in Campo de la Guerra. Alla fine del campo vi troverete dietro alla chiesa di San Zulian. Da Campo de la Guerra, svoltate a destra in Calle San Zulian e poi subito a sinistra, costeggiando il lato della chiesa, giungerete al centro del Campiello San Zulian.
Da qui costeggiate il perimetro della chiesa e oltrepassatela fino a Campo San Zulian. Girate a destra imboccando Marzaria San Zulian fino al Ponte dei Bareteri (il primo ponte che trovate), dalla sommità del ponte, attraverso uno stretto passaggio in adiacenza al canale, si giunge al Ponte dei Pignoli (parallelo al Ponte dei Bareteri). Attraversatelo e proseguite a sinistra in Fondamenta Morosini e percorretela fino a quando incrocerete sulla destra Calle de le Ballotte. Alla fine della breve calle, girate a sinistra e attraversate il Ponte de le Balote Ballotte e proseguite in Calle dei Monti. Svoltate a destra per poi girare a sinistra in Calle del Magazen (la prima a sinistra), proseguite dritti fino alla fine (la calle si restringe dopo un incrocio). Svoltate ancora a sinistra in Calle dei Fuseri e poi a destra in Calle Vida o delle Locande (la prima calle che trovate sulla destra).

Proseguite per alcune decine di metri e svoltate a sinistra in una piccola calle che vi porterà all’imponente Palazzo Contarini dal Bovolo con la sua maestosa scala (seguite la segnaletica gialla con indicazioni per la scala Contarini del Bovolo). 
La Scala Contarini del Bovolo è una elegante scala a chiocciola (in veneziano “bòvolo”) costruita in pietra d’Istria e la cui esistenza antecedente al Cinquecento è testimoniata da una fonte che la data al 1499 e dal fatto che la scala compare nella veduta prospettica di Jacopo de Barbari. La scala fu realizzata dall’artigiano veneziano Giovanni Candi per volontà di Pietro Contarini sul retro del palazzo Contarini. Allo spiccato stile tardo gotico dell’edificio la scala unisce importanti influenze rinascimentali, sulla scia della nuova moda portata in città da artisti e maestranze toscane, tanto che viene da alcuni studiosi considerata espressione del collegamento tra il tardo gotico e il primo Rinascimento a Venezia.
Il palazzo, pur trovandosi in una posizione centrale, non riusciva ad esaltare il prestigio della famiglia perché la facciata principale si affacciava su un rio minore, il rio di San Luca.  La scala  ebbe dalla sua ideazione, oltre alla funzione di collegamento, anche quella di rafforzare l’immagine e la fama del casato. 
L’edificio è situato in una posizione strategica: equidistante da Rialto, cuore economico di Venezia, e da Piazza San Marco, il centro politico. Salendo al belvedere si potrà godere di uno splendido panorama a 360° che comprende le cupole di San Marco e della Salute e una visuale mozzafiato sui tetti e i campanili della città.
Nel cortile c’è un piccolo giardino con archi e vere da pozzo provenienti dalla chiesa di San Paternian (demolita nell'Ottocento quando il campo dove sorgeva venne trasformato e intitolato al patriota Daniele Manin), tra cui una bellissima vera da pozzo veneto-bizantina dell’XI secolo.

La tappa prosegue da Scala Contarini del Bovolo in direzione Campo Manin. Dalla scala tornate di nuovo su Calle Vida e, svoltando a sinistra, vi troverete direttamente nel campo. Qui si può osservare il monumento a Daniele Manin, patriota veneziano delle insurrezioni del 1848 e 1849, e Palazzo Nervi-Scattolin, una struttura architettonica moderna, ora sede della Cassa di Risparmio di Venezia. L’edificio sorge sul luogo dove originariamente si trovava la chiesa che ha dato il nome al campo, ovvero la Chiesa di San Paternian. Il campo, infatti, ha subito nel tempo profonde trasformazioni che hanno portato alla demolizione di vari edifici tra cui alcune case, la chiesa e il campanile.

Informazioni utili:

Torna all'indice dell'itinerario


La Scala Contarini del Bovolo

La Scala Contarini del Bovolo


Tappa 7: Campo Manin - Palazzo Fortuny

Da Campo Manin attraversate il Ponte della Cortesia e imboccate Calle della Cortesia e svoltate subito a destra in Salizada della Chiesa o del Teatro, che vi porterà in Campo San Beneto. Questo campo presenta una particolarità: la vera conserva il caratteristico rialzo di forma quadrangolare che serviva per favorire la raccolta dell’acqua piovana con al centro un grande pozzo. Per la costruzione di un pozzo era infatti necessario disporre di un'area ampia dove porre la cisterna e i tombini per la raccolta dell’acqua, ma soprattutto il rialzo doveva essere in una posizione tale da non essere raggiunto dall’acqua salata in caso di alta marea. 

Da Campo San Beneto potrete ammirare il Palazzo Pesaro-Fortuny, conosciuto anche con il nome Palazzo degli Orfei: fu l’ultima dimora della famiglia patrizia Pesaro prima di trasferirsi sul Canal Grande. Conclusasi la discendenza dei Pesaro, l’edificio subì un lento e costante degrado finché, nel 1898, l'artista spagnolo Mariano Fortuny y Madrazo, rimanendo affascinato dalla sua bellezza, decise di stabilirvi il proprio studio dedicato a sperimentazioni artistiche e scenotecniche. In seguito furono avviati i lavori di restauro, cosicché il palazzo divenne la dimora della famiglia Fortuny fino al 1949. Fortuny era una personalità eclettica e creativa: volse i suoi interessi alla pittura, alla scenografia, all’illuminotecnica e fu creatore di stoffe e tessuti stampati, assieme alla moglie. Con lei creò Delphos, l’abito in seta plissettata che lo rese famoso in tutto il mondo.

Per conoscere i tessuti artistici di Mariano Fortuny, oltre a visitare il palazzo che fu la residenza atelier dell’artista, oggi sede del Museo Fortuny, è possibile prenotare un tour guidato della sede storica della fabbrica di tessuti sull’isola della Giudecca: nello showroom sono esposti al pubblico materiali, disegni, tessuti pregiati e accessori.

Informazioni utili:

Torna all'indice dell'itinerario


La facciata di Palazzo Fortuny

La facciata di Palazzo Fortuny


Arrivo: Palazzo Fortuny - Campo Santo Stefano - Campo San Samuele

Per raggiungere l’ultima tappa, tornate indietro in Calle della Cortesia, svoltate a destra e proseguite per Calle de la Mandola fino in Campo Sant’Anzolo. Attraversate il campo e varcate il Ponte dei Frati e percorrete Calle dei Frati e quindi in Campiello Santo Stefano troverete l’ingresso della chiesa di Santo Stefano alla vostra sinistra, uno dei più importanti esempi di edilizia religiosa gotica.

Usciti dalla chiesa (potete anche prendere l’uscita laterale) vi ritroverete in Campo Santo Stefano, uno dei campi più grandi della città, punto di passaggio per i percorsi a sinistra verso San Marco e dritto verso l’Accademia. Nel campo si notano due grandi vere da pozzo del Settecento quasi gemelle (differiscono solo per la strozzatura centrale) e la statua monumento a Niccolò Tommaseo.

Verso la fine del campo si apre a sinistra Campiello Pisani dove si trova Palazzo Pisani, il più imponente palazzo patrizio della città, secondo per dimensioni solo a Palazzo Ducale. Dal 1897 è sede del Conservatorio di Musica Benedetto Marcello, intitolato al compositore Benedetto Marcello, nato a Venezia il 24 luglio 1686. Una particolarità riguarda la biblioteca del Conservatorio, una delle più ricche tra quelle dei conservatori italiani: possiede un patrimonio di oltre 60.000 volumi, tra cui anche autografi di Vivaldi, Liszt e dello stesso Marcello
Nel film Casinò Royale del 2006, con l’attore Daniel Craig nel ruolo dell'agente segreto James Bond, questo palazzo crolla in seguito a una sparatoria al suo interno.

In Campo Santo Stefano si affaccia Palazzo Loredan, sede storica dell’Istituto Veneto di Scienze, Lettere ed Arti. Ristrutturato con forme e caratteri rinascimentali da Antonio Scarpagnino, il palazzo ospita nell'atrio una collezione di busti e medaglioni in marmo che raccoglie i ritratti delle figure più significative per la storia della città, come il busto di Tiziano Vecellio, del Veronese, del Palladio, di Dante Alighieri e molti altri. L’altra sede dell'Istituto è il vicino palazzo gotico Franchetti, affacciato sul Canal Grande, caratterizzato da un bellissimo giardino visibile anche dal ponte dell’Accademia. Al secondo piano di questo edificio si trova un piccolo teatro: secondo alcuni qui si sarebbe esibito il giovane Mozart in occasione del suo viaggio a Venezia, nel 1771. 

Da qui potete scegliere se proseguire la visita collegandovi all'itinerario Dorsoduro, sestiere d'arte: dalle origini veneziane alla contemporaneità internazionale, oppure potrete facilmente raggiungere altri punti di interesse della città come Rialto o San Marco.

Se decidete di raggiungere Campo San Samuele, riattraversate Campo Santo Stefano e in corrispondenza della chiesa omonima prendete a sinistra Calle delle Botteghe. Tutta l'area compresa tra Calle delle Botteghe e Campo San Samuele è un susseguirsi di gallerie d’arte, atelier di design, botteghe di artigianato locale e italiano, negozi di modernariato. Qui si trova anche l’archivio storico dell’antica tessitura Rubelli, rinomata sin dal 1889 per la produzione di passamanerie, velluti controtagliati, soprarizzi, lampassi e broccati. La sede Ca' Pisani Rubelli, visitabile su appuntamento, raccoglie oltre 6000 documenti tessili databili tra la fine del Quattrocento e la prima metà del Novecento, e include anche i preziosi velluti in seta eseguiti per la Casa Reale Savoia agli inizi del Novecento.

Proseguite per Calle delle Botteghe e per Calle Crosera fino a giungere in prossimità di un arco tra due case. Svoltate a sinistra in Salizada San Samuele e proseguite dritti in Calle de le Carrozze fino a giungere in Campo San Samuele, dove potrete fare una sosta su una delle panchine, godendo di una magnifica vista sul Canal Grande. Sul campo si affaccia Palazzo Grassi, che dal 2006 ospita allestimenti delle opere d'arte contemporanea della Collezione Pinault, una delle più importanti al mondo.

Informazioni utili:

Torna all'indice dell'itinerario


Il giardino sul Canal Grande di Palazzo Franchetti

Il giardino sul Canal Grande di Palazzo Franchetti


Fonti

  • Guida Rossa Touring Club Italiano. 2005. Venezia. La biblioteca di Repubblica

  • Giulio Lorenzetti – Venezia e il suo estuario, 1974

  • 1999. Calli, Campielli e Canali – Guida di Venezia e delle sue isole. Edizione Helvetia

  • Marina Crivellari Bizio. 2009. Campi Veneziani – Storia e segreti dei campi veneziani. Filippo Editore Venezia

  • Mariagrazia Dammicco. 2013. Guida ai Giardini Veneziani. La Toletta Edizioni.

  • Consultazione dei siti ufficiali dei principali punti di interesse 

  • https://www.comune.venezia.it/

  • https://www.veneziaunica.it/


Ti consigliamo…