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Arte navale, artigianato e tradizioni popolari: la Venezia di Castello

Arte navale, artigianato e tradizioni popolari: la Venezia di Castello

Visualizza la mappa a schermo intero e consulta il tracciato dell'itinerario proposto con i suoi principali punti di interesse

L’itinerario consente di immergersi nel sestiere di Castello, il sestiere più grande della città, transitando anche nell’isola di San Pietro e in quella di Sant’Elena, alla scoperta di luoghi suggestivi come l’Arsenale, di luoghi simbolo dell’interculturalità della città come la scuola Dalmata e la chiesa dei Greci e di giardini dove potrete riposarvi per una sosta. L’origine del nome Castello deriva dal fatto che, in passato, nell’isola di San Pietro di Castello sorgeva un castello fortificato di epoca romana utilizzato per la difesa in caso di attacchi dal mare.

L’itinerario, della durata di circa 5 ore e 30, comprende gli spostamenti a piedi e gli ingressi nelle chiese visitabili, a cui volendo si può aggiungere la visita di un museo o di una mostra contemporanea a scelta tra quelli proposti. L'itinerario può iniziare da una qualsiasi delle sue tappe e può avere di conseguenza durata e lunghezza variabili a seconda delle proprie esigenze.

È bene sapere che la Città di Venezia, dal 2017, ha lanciato la campagna di sensibilizzazione #EnjoyRespectVenezia per la promozione di un turismo sostenibile. Vi chiediamo di mantenere sempre comportamenti responsabili e rispettosi della città, tra cui:

    • Non sostate sui ponti
    • Camminate mantenendo la destra
    • Comprate merce dai rivenditori autorizzati
    • Rivolgetevi a guide turistiche autorizzate.


 

  • Durata: 5/5.30 ore + 1 ora di visita di un museo o di una mostra a scelta
  • Lunghezza: 12 km
  • Spostamenti: A piedi e/o in vaporetto
  • Periodo consigliato: Tutte le stagioni
  • Accessibilità bambini:
  • Disabili: Parziale
  • Partenza: Riva degli Schiavoni - Sestiere Castello
  • Arrivo: Isola di Sant'Elena - Sestiere Castello
  • Sestieri: Castello
  • Interconnessione con altri itinerari: Chiese monumentali, sinagoghe e Scuole Grandi: passeggiata multiculturale a Cannaregio. Interconnessione da Basilica dei Santi Giovanni e Paolo oppure chiesa di Santa Maria Formosa

Indice dell'itinerario


L'Arsenale di Venezia

L'Arsenale immortalato dalla Torre di Porta Nuova con il sottomarino Enrico Dandolo


 

Partenza: Riva degli Schiavoni – Chiesa di San Zaccaria

L’itinerario ha come punto di partenza o di arrivo la chiesa di San Zaccaria, a seconda di quale direzione si prenda, fermo restando che, come già detto, il percorso può iniziare da ogni tappa. La chiesa, situata nel sestiere di Castello, è posizionata in prossimità di Riva degli Schiavoni, facilmente raggiungibile a piedi da qualsiasi area della città: in dieci minuti a piedi da San Marco o tramite vaporetto con le seguenti linee che approdano alla fermata San Marco – San Zaccaria:

    • Approdo A: linea 14
    • Approdo B: linea 2; 20
    • Approdo B1: linea 4.1: 7; N
    • Approdo C: linea 1; N
    • Approdo D: linea 1; 5.1; 14; N
    • Approdo G: linea 4.2; 5.2

La Riva degli Schiavoni è una passeggiata di circa 500 metri che costeggia il Bacino di San Marco e si protende verso il sestiere di Castello. Punto di ingresso privilegiato per chi proveniva dal mare e grazie anche alla sua vicinanza a San Marco, sorge come area commerciale e sede di confraternite assistenziali. Deve il suo nome ai Dalmati, una popolazione di marinai, commercianti e uomini di cultura che attraccavano lungo la riva con le loro navi. Ai tempi della Repubblica di Venezia, infatti, la Dalmazia veniva chiamata Slavonia o Schiavonia e da qui deriva il nome Riva degli Schiavoni.

Da Riva degli Schiavoni addentratevi nel Sotoportego di San Zaccaria che vi porterà in Campo San Zaccaria, dove è situata l’imponente chiesa monastica di San Zaccaria.

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Riva degli Schiavoni

Riva degli Schiavoni vista dal Campanile di San Marco


 

Tappa 1: Chiesa di San Zaccaria – Bottega storica di un remèr veneziano

La chiesa monastica di San Zaccaria, risalente al IX secolo, successivamente modificata nel X – XI secolo (di cui resta la cripta corrispondente all’abside centrale della chiesa originaria, il pavimento a mosaico con animali presso l’altare e tracce di affreschi) viene profondamente revisionata nel Quattrocento, giungendo alla configurazione attuale per opera di Mauro Codussi tra il 1480 e il 1500. Il Codussi completò gli interventi avviati dal Gambello conferendo alla chiesa un aspetto monumentale.

Lo spazio interno è suddiviso in tre navate; nella navata a destra è disposto un altare dove è conservata l’urna con le spoglie di San Zaccaria, padre di San Giovanni Evangelista.
Nella navata a sinistra si può ammirare la pala della Sacra Conversione dipinta nel 1505 da Giovanni Bellini.
La cappella del Coro, o di Sant’Atanasio, presenta una serie di dipinti in tutte le pareti tra i quali la tela Natività del Battista di Jacopo Tintoretto. La cappella d’Oro o di Tarasio conserva un prezioso altare con tre polittici gotici; alla base dell’altare sono ancora riconoscibili i resti del mosaico dell’abside romanico/bizantina del XII secolo e nella botola a fianco vi è un frammento di pavimentazione a mosaico risalente all’originario impianto della chiesa del IX secolo. Il percorso conduce infine alla cripta sotterranea, resa ancora più suggestiva dalla presenza dell’acqua.

Per proseguire l’itinerario attraversate il campo, imboccate Salizada San Provolo (seguite le indicazioni per Ospedale Santi Giovanni e Paolo) e svoltate a destra in Campo San Provolo, percorrendolo tutto arrivate all’inizio di Fondamenta de l’Osmarin e oltrepassate il Ponte dei Carmini. Seguendo la calle, prima di imboccare il Sotoportego Rota, sulla sinistra, è situata la storica bottega di uno dei remèri veneziani oggi in attività, artigiani specializzati nella costruzione di remi e fòrcole, l’appoggio sul quale si fa perno con il remo per vogare sulle barche veneziane.

Informazioni utili:

  • Chiesa di San Zaccaria: tutti i giorni 10.00 -18.00. Ingresso non consentito ai visitatori durante le funzioni religiose. Entrata alle cappelle €3.

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La cripta della Chiesa di San Zaccaria

La cripta della Chiesa di San Zaccaria, resa suggestiva dalla presenza dell'acqua



Tappa 2: Bottega storica di un remèr veneziano – Campo Santa Maria Formosa - Palazzo Tetta

La tappa successiva è Santa Maria Formosa: attraversate il Sotoportego Rota, proseguite per Calle Rota (lungo la calle sulla destra è presente un cancello attraverso il quale potete ammirare Corte Rota, una caratteristica corte veneziana chiusa al pubblico), alla fine della calle svoltate a destra in Calle de la Corona per poi svoltare subito a sinistra in Ruga Giuffa che vi porterà direttamente in Campo Santa Maria Formosa dove è possibile congiungersi all’itinerario Passeggiata tra Campi e Calli: da Cannaregio a San Marco attraversando il Ghetto Ebraico.

Alla fine di Ruga Giuffa (il toponimo deriva forse da Juffa città armena a ricordo degli armeni che abitavano in questa strada), prima di attraversare l’omonimo ponte, a destra nel Ramo Grimani è situato il Museo Palazzo Grimani, antica abitazione della famiglia Grimani, una tra le più note famiglie patrizie che diede i natali a tre dogi della Serenissima, acquistato dallo Stato nel 1981 e riaperto al pubblico dopo un lungo periodo di ristrutturazione nel 2008. Il Palazzo deve oggi la sua  fama agli affreschi, agli stucchi, e ai marmi pregiati che vi sono all’interno nonché alla collezione di oltre centotrenta sculture antiche nella Tribuna Grimani.

Oltrepassato il Ponte Ruga Giuffa giungerete in Campo Santa Maria Formosa, centro religioso e civile della città, e punto di raccordo tra tre sestieri: Cannaregio, San Marco e Castello di cui fa parte. In passato, era uno dei luoghi più animati della città, luogo di feste popolari (tra cui la caccia al toro) nonché sede delle Scuole di alcune tra le principali corporazioni commerciali e artigianali. Sul campo affacciano numerosi  palazzi  di pregio architettonico risalenti ad epoche diverse: Palazzo Ruzzini, i tre Palazzi Donà, Palazzo Vitturi, Palazzo Malipiero.

Al centro del campo sorge la chiesa di Santa Maria Formosa, costruita per volontà di San Magno, vescovo di Oderzo, nel 639 al quale la Vergine sarebbe apparsa formosa (di bell’aspetto).
L'edificio attuale, eretto nel 1492, è il capolavoro di Mauro Codussi, grazie alla quale l'architetto affermò per la prima volta a Venezia i valori della visione plastico-spaziale toscana del Rinascimento. La pianta, a croce latina e tre navate, rispetta le fondazioni della chiesa del VII° secolo mantenendo parzialmente visibile il rifacimento del IX° secolo durante il quale la quale la chiesa era stata dotata di cupola e di una pianta a croce greca.
Ne risulta uno spazio articolato ma fortemente caratterizzato dalla suggestiva centralità del tempio, in cui la luce chiara unita al fitto traforo delle mura portanti fa galleggiare la complessa copertura a volte e cupole.
Per le due facciate esterne, entrambe commissionate dalla famiglia Cappello, furono scelti stili diversi: quella verso il rio, del 1542, è classicheggiante; l'altra verso il campo, del 1604, è barocca.

Tra le opere d'arte sicuramente degne d'esser segnalate vi sono: nella Cappella della Scuola dei Bombardieri il Polittico di Santa Barbara di Jacopo Palma il Vecchio (1480-1510), opera che rese celebre il maestro; l'Ultima Cena di Leandro Bassano (fine XVI secolo); nella Cappella della Concezione il celebre Trittico della Madonna della Misericordia, di stile mantegnesco, del muranese Bartolomeo Vivarini (1473).
Nell'Oratorio è conservata una Madonna con Bambino e San Domenico di Giambattista Tiepolo (XVIII sec.)

Curiosità: Baldassare Galuppi lavorò nel 1722 come organista all’interno della chiesa. L’antico organo venne distrutto da una bomba austriaca durante il primo conflitto mondiale, nel 1916.
A chiave di volta della porta d'ingresso del campanile è stata posta una mostruosa testa grottesca, ché si credeva potesse difenderlo dall'ingresso del demonio, che si divertiva a suonare le campane. 
La cupola che vedete venne rifabbricata due volte: la prima nel 1668 dopo un terremoto, la seconda nel 1921 dopo un bombardamento avvenuto nel 1916, che distrusse in parte la chiesa e alcuni dipinti. Inoltre, la chiesa fu sede di diverse Scuole religiose e di mestiere, tra cui la Scuola dei Casselleri, cioè dei fabbricanti di casse non solo per il trasporto di merce ma anche per corredi nuziali. 

Ultima diramazione che si suggerisce, costeggiando il lato sinistro della chiesa da Santa Maria Formosa, è Campiello Querini Stampalia dove al di là del rio potrete ammirare il Palazzo Querini Stampalia, costruito nel 1528. Dal 1869 il palazzo è la sede della Fondazione Querini Stampalia, lasciata in eredità alla Città di Venezia dal Conte Giovanni, ultimo erede della famiglia dove oggi sono allestiti: la biblioteca, aperta fino a notte tarda nei giorni festivi, la casa museo e un'area per esposizioni temporanee. Numerose le opere pittoriche tra cui ricordiamo la Presentazione al Tempio di Giovanni Bellini e la raccolta di quadri di Pietro Longhi e Gabriel Bella, che raccontano nelle loro tele episodi di vita veneziana del Settecento.
Il giardino della Fondazione è intitolato a Carlo Scarpa, architetto che lo ha riprogettato agli inizi degli anni Sessanta del Novecento. Presenta riferimenti agli stili moresco, giapponese e della tradizione lagunare quali una vera da pozzo, un leone gotico e dei capitelli.

Per proseguire l’itinerario in direzione Palazzo Tetta, rientrate al centro del Campo (di fronte all’ingresso principale della chiesa) e svoltate in Calle Lunga Santa Maria Formosa dove troverete numerose botteghe artigiane di ceramiche, oreficeria, maschere in carta pesta, oggetti in vetro e tessuti. Percorrete la calle per poi svoltare a sinistra in Calle Bragadin o del Pinelli e salite sul Ponte dei Conzafelzi che si affaccia, sulla destra, sullo splendido Palazzo Tetta, l’unico edificio ad avere tre affacci su canali.
 

Informazioni utili:


Palazzo Tetta

Palazzo Tetta, l'unico edificio a Venezia ad avere tre lati che affacciano su un canale



Tappa 3: Palazzo Tetta - Basilica dei Santi Giovanni e Paolo - Scuola Grande di San Marco

Per proseguire attraversate il Ponte dei Conzafelzi e imboccate sulla sinistra Fondamenta dei Felzi, girate in calle Bressana e arriverete direttamente nel cuore di Campo Santi Giovanni e Paolo, uno tra gli spazi più ampi e significativi della città, sede di importanti edifici civili e religiosi.

Il campo era in origine una zona paludosa, donata dalla Serenissima ai frati domenicani che nel 1234 la bonificarono realizzando un grande e ben definito spazio urbano. Al centro del campo domina il monumento equestre bronzeo di Andrea Verrocchio in onore di Bartolomeo Colleoni risalente al 1481 - 1488 e, poco distante, si trova una pregevole vera da pozzo decorata con festoni e putti in altorilievo, qui collocata a partire dal 1824. La Basilica dei Santi Giovanni e Paolo che fa da sfondo rappresenta uno tra i principali esempi di architettura gotica in città, nonché luogo dove si celebravano i funerali dei Dogi. Infatti, la basilica viene considerata come il “Pantheon dei Dogi” poiché al suo interno si trovano molteplici monumenti funerari di Dogi e di personaggi illustri della città. Inoltre, all’interno ci sono opere di artisti del calibro di Giovanni Bellini, Lorenzo Lotto, Giovan Battista Piazzetta, Pietro e Tullio Lombardo, Bartolomeo Vivarini, nonché quattro tele del Veronese.

A sinistra della facciata della chiesa troverete la Scuola Grande di San Marco, fondata come Scuola dei Battuti. È la più imponente delle Scuole Grandi di Venezia: risalente al 1260, è divenuta molto influente così da assumere il nome del patrono della città. All’interno, al pian terreno vi è un vasto salone, il cui soffitto a travi è sorretto da una successione di colonne. Il piano superiore si compone della Sala Capitolare e della Sala d’Albergo, che conservano numerosi dipinti del Tintoretto e di Giovanni e Gentile Bellini. Osservando il soffitto della Sala Capitolare noterete alcuni stemmi e simboli: al centro un leone nimbato, l’unico di tutta Venezia; la sigla SMV che indica Santa Maria Valverde attuale Scuola della Misericordia; l’aquila della Scuola Grande di San Giovanni Evangelista; le iniziali SR indicanti la Scuola Grande di San Rocco; e due cerchi simbolo della Scuola Grande della Carità attuale Accademia delle Belle Arti.

Nel 1485 un rovinoso incendio la distrusse interamente e per la ricostruzione venne assunto come architetto Pietro Lombardo, poi sostituito da Mauro Codussi, mentre a Gentile e Giovanni Bellini fu affidato il rivestimento scultoreo della facciata. Una curiosità: la Biblioteca Medica collocata nella Sala Capitolare ha un’origine antichissima e il suo patrimonio librario comprende 18 mila volumi, con scritti di Ippocrate, Plinio, Falloppio e Ludovico Ariosto. Oggi la Scuola costituisce l’ingresso dell’ospedale e dal 2013 è nuovamente possibile visitarla.
Indichiamo questo campo come luogo per una possibile sosta grazie ad alcune panchine e una fontanella dietro l’abside della basilica (in Calle Luigi Torelli detta della Cavallerizza) e ricordiamo che, per chi lo volesse, da questo punto è possibile congiungersi all'itinerario Chiese monumentali, sinagoghe e Scuole Grandi: passeggiata multiculturale a Cannaregio.

Informazioni utili:

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Scuola Grande di San Marco

La Scuola Grande di San Marco, la più imponente tra le Scuole Grandi di Venezia



Tappa 4: Basilica dei Santi Giovanni e Paolo - Complesso dell'Ospedaletto - Barbaria de le Tole

Da Campo Santi Giovanni e Paolo imboccate Salizada San Zanipolo, che costeggia il lato destro della Basilica dei Santi Giovanni e Paolo. Subito all’inizio sulla sinistra è situato il Complesso dell’Ospedaletto, che si compone della Chiesa di Santa Maria dei Derelitti, della Scala dei Sardi, del Cortile delle Quattro Stagioni e della Sala della Musica.

In passato, gli “Ospedaletti” erano istituzioni di ricovero per orfane, indigenti, vedove e anziani; la sua costruzione risale al 1517. Dal 1575 ebbe inizio la costruzione della chiesa dedicata a Santa Maria dei Derelitti, alla cui progettazione è legato anche Andrea Palladio; al suo interno sono custoditi, tra gli altari realizzati da Longhena, insigni dipinti del Seicento e del primo Settecento.

Una curiosità: il Complesso dell’Ospedaletto divenne celebre per il coro delle “putte, giovani fanciulle dalle grandi abilità canore, che rivaleggiavano con il Coro della Pietà diretto da Antonio Vivaldi.

L'itinerario continua percorrendo Barbaria de le Tole, la calle che prosegue dritta dal complesso dell’Ospedaletto, dove sono situate alcune botteghe artigiane della zona. Una curiosità riguarda proprio l'origine del nome di questa calle: qui venivano piallate le tavole di legno, togliendovi le “barbe”, utilizzate dalle numerose carpenterie che un tempo vi sorgevano con affaccio sulla Laguna Nord.
 

Informazioni utili:


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La Sala della Musica all'ex Complesso dell'Ospedaletto

La Sala della Musica del Complesso dell'Ospedaletto, dove un tempo cantava il "coro delle Putte"



Tappa 5: Barbaria de le Tole - Chiesa di San Francesco della Vigna

Per raggiungere la prossima tappa, proseguite per Barbaria de le Tole e Calle del Cafetier fino ad arrivare in Campiello de Santa Giustina detto de Barbaria. Qui, svoltate a destra e prendete la prima calle sulla sinistra, Calle Zon, e oltrepassate il Ponte di Santa Giustina che conduce all’omonimo Campo. Dopo il ponte svoltate a sinistra nella fondamenta, dove si trova l’ex convento di Santa Giustina, oggi sede del Liceo Benedetti. Svoltate alla prima calle a destra in Calle San Francesco de la Vigna e proseguite dritti fino a raggiungere il Campo e la chiesa di San Francesco de la Vigna.

Il nome della chiesa deriva dagli estesi vigneti coltivati nel luogo in cui sorge. La vigna, considerata la più vasta della città, fu lasciata in eredità nel 1253, dal figlio del Doge Pietro, ai Frati Minori, su cui poi sorse nel 1300 una chiesa in stile gotico unitamente a un piccolo convento francescano. Nei due secoli successivi venne ampliato al punto da renderlo uno dei maggiori conventi della città. L'attuale chiesa fu costruita per l’Ordine dei Francescani e si deve a Jacopo Sansovino, che iniziò i lavori nel 1534, e ad Andrea Palladio che completò l’intervento nel 1570 realizzando la facciata, che si presenta come una ricca composizione di elementi architettonici classicheggianti. 

All’interno vi sono alcune opere di gran pregio, tra gli altri, di Paolo Veronese e Giambattista Tiepolo, Tintoretto, Palma il giovane, e due statue bronzee di Mosè e San Paolo, eseguite dal Tiziano. Nella Cappella Giustiniani, a sinistra del presbiterio, è possibile ammirare molteplici sculture di Pietro Lombardo e della sua Scuola. Inoltre, tra le opere funerarie, all’interno della Cappella dedicata alla famiglia, ci sono le tombe dei Dogi Francesco e Alvise Contarini e il monumento funebre dello Scamozzi. Ricordiamo che all’interno della chiesa sono esposte anche quattro rappresentazioni fotografiche di alcuni dipinti del Seicento raffiguranti l'avvenimento della peste in Corte Nova (vedi tappa 7 dell’itinerario).

Sul retro dell’edificio spicca il campanile, simile a quello di San Marco, tra i più alti di Venezia (raggiunge circa 70 metri), eretto a partire dal 1543 sulle fondamenta di un'antica torre gotica.

Da Campo San Francesco si propongono varie opzioni per proseguire l’itinerario:
    • proseguire per la tappa 6 e visitare l’Arsenale Nord a piedi o in vaporetto;
    • proseguire per la tappa 7 in direzione Pietra della Peste (saltando la tappa 6);
    • proseguire tramite vaporetto per la tappa 10 verso l’isola di San Pietro e di Sant’Elena saltando le tappe 6-7-8-9. Per prendere il vaporetto alla fermata Celestia seguite le seguenti indicazioni: da Campo San Francesco proseguite per Calle drio la Chiesa, Calle del Cimitero, Corte da Ponte, continuate per Calle del Cimitero e subito a sinistra imboccate Calle Sagredo, che sbucherà direttamente sulla Laguna Nord dove è situata la fermata del vaporetto Celestia.
 

Informazioni utili:

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Le vigne del convento di San Francesco della Vigna

Le vigne del convento di San Francesco della Vigna, tra le più estese della città



Tappa 6: Chiesa di San Francesco della Vigna - Arsenale Nord Tesa 105

Da Campo San Francesco della Vigna si propone una tappa per visitare l’Arsenale Nord, che vi consentirà di conoscere un altro spazio di Venezia ricco di storia e tradizione. 
Per accedere all'Arsenale Nord attraverso l’ingresso pubblico ubicato nella Tesa 105, si hanno due possibilità: camminare lungo una passerella sopraelevata che costeggia la Laguna Nord, che offre una bellissima vista fronte acqua, o prendere un vaporetto di linea dalla fermata Celestia fino alla fermata Bacini – Arsenale Nord.
Inoltre, dalla Tesa 105 potrete decidere se continuare l'itinerario proposto con le tappe 7-8-9 o proseguire direttamente alla tappa 10 prendendo il vaporetto in direzione isola di San Pietro.

Questa la strada per arrivare alla Tesa 105 o al vaporetto: dal lato destro della chiesa situato in Campo San Francesco, proseguite per Calle drio la Chiesa, Calle del Cimitero, Corte da Ponte, continuate per Calle del Cimitero e subito a sinistra imboccate Calle Sagredo che sbucherà direttamente sulla Laguna Nord in zona della Celestia. Da qui, svoltate a destra in Fondamenta le Case Nove dove potrete decidere se proseguire a piedi o in vaporetto.
Se proseguite a piedi, attraversate il ponte e percorrete tutta la passerella sopraelevata che costeggia la Laguna Nord a sinistra e l’area dell’Arsenale a destra fino a giungere in Calle Giazzo. Da qui, continuate dritti e seguite le indicazioni per accedere al piano terra della Tesa – 105, caratterizzata da quattro volumi distinti che richiamano le “taccate”, supporti che permettevano il sollevamento delle carene per la lavorazione nei cantieri navali.
Una volta usciti dalla Tesa 105 vi troverete di fronte alla darsena, da cui potrete ammirare con un unico colpo d’occhio questo eccezionale complesso monumentale, di 48 ettari di estensione.
Lasciandovi alle spalle la Tesa della Novissima, la parte più recente dell'Arsenale, costruita nel primo Cinquecento, potrete ammirare a destra il sommergibile Dandolo mentre a sinistra l'installazione artistica Building Bridges di Lorenzo Quinn.

Ricordiamo ai visitatori che l’Arsenale, sorto nel XII secolo, si è sviluppato fino a diventare per secoli la maggiore fabbrica navale al mondo, da cui uscirono le flotte della Serenissima alla base del suo potere economico, politico e commerciale. Gli edifici e gli spazi produttivi del complesso dell’Arsenale hanno mantenuto la loro funzione originaria fino all'inizio della prima guerra mondiale e sono stati oggetto di costanti adeguamenti fisico-funzionali, a ragione dell'evoluzione delle tecniche cantieristiche. Le tese erano originariamente completamente aperte sui lati brevi orientati verso la darsena e si affacciavano direttamente sull’acqua, avevano infatti funzione di scali di alaggio coperti. L’impianto originario permetteva inoltre la completa transitabilità da un capannone all’altro. La configurazione attuale della tesa è successiva al riordino ottocentesco dell'Arsenale ad opera del generale Martini e la conseguente trasformazione dei cantieri in depositi e magazzini.

Tutto lo spazio urbano circostante si è sviluppato intorno a questo sito, caratterizzando il sestiere di Castello come abitazione dei lavoratori addetti, chiamati arsenalotti, e sede delle attività di servizio collegate alla cantieristica navale. Testimonianza di ciò si ha nella toponomastica del luogo: calle del Piombo, delle Ancore, della Pegola (pece), delle Vele.
Durante il primo ventennio del Novecento, l'impossibilità di adattare gli spazi dell'Arsenale alle esigenze della grande industria nascente ha reso sfavorevole il mantenimento di attività produttive in territorio lagunare e ne ha determinato il trasferimento in terraferma. All'interno dell'Arsenale è rimasta la Marina Militare, che ha mantenuto alcune delle sue attività. Gli impianti cantieristici invece sono stati progressivamente dismessi e l'intero Arsenale ha conosciuto un periodo di abbandono e di progressivo degrado.

L’utilizzo degli spazi delle Corderie dell’Arsenale, concessi alla prima Mostra di Architettura della Biennale di Venezia avvenuta nel 1980, rappresenta la prima importante iniziativa di riconversione dell'antica fabbrica. A partire dal 2002 sono stati realizzati rilevanti interventi di messa in sicurezza, restauro e consolidamento delle strutture di copertura. Nel 2012, a seguito di un concorso di idee internazionale, è stato realizzato un progetto di recupero e trasformazione della Tesa 105. Inoltre, da febbraio 2013, il Comune di Venezia diventa proprietario di quasi i 2/3 del compendio, assumendo di fatto il ruolo di principale soggetto promotore dell’Arsenale. Dal 2019 l’Arsenale ospita il Salone Nautico di Venezia, esposizione internazionale dell’eccellenza nautica italiana e del mondo.

La vasta area dell’Arsenale è così suddivisa:

    • Arsenale Nord: gli spazi pubblici e il piano terra della Tesa 105 sono aperti al pubblico (dove vi trovate ora);
    • Arsenale Sud: gli spazi sono utilizzati dalla Fondazione la Biennale di Venezia e accessibili solamente nei mesi di apertura delle mostre (Maggio-Novembre) con pagamento del biglietto;
    • Area di proprietà della Marina Militare: non aperta al pubblico, per le visite è possibile rivolgersi all'Istituto di Studi Militari Marittimi.

Inoltre, l’Arsenale, il cuore del potere navale veneziano, è stato cornice di moltissimi film, uno dei più recenti è The Tourist, del 2010  con Johnny Depp e Angelina Jolie.

Informazioni utili:

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L'Arsenale vista dall'alto

L'Arsenale immortalato dalla Torre di Porta Nuova


Tappa 7: Arsenale Nord Tesa 105 - Pietra della Peste - Scuola Dalmata

Per ritornare in Campo San Francesco dalla Tesa 105 si hanno due opzioni: proseguire a piedi percorrendo Calle Giazzo e la passerella sopraelevata fino a giungere in Fondamenta de le Case Nuove o prendendo il vaporetto alla fermata Bacini – Arsenale in direzione Celestia. Dalla fermata Celestia situata in Fondamenta de le Case Nuove imboccate Calle Sagredo sulla sinistra, per poi svoltare a destra in Calle del Cimitero, proseguire in Corte da Ponte, Calle del Cimitero e Calle drio la Chiesa.

Una volta giunti in Campo San Francesco della Vigna oltrepassate il sottoportico rialzato e dirigetevi in Campo de la Chiesa, attraversate il Ponte di San Francesco e percorrete Ramo al Ponte San Francesco per poi svoltare a destra in Salizada Santa Giustina. In questa salizada sulla destra potrete ammirare Palazzo Contarini della Porta di Ferro, così denominato proprio perché, in passato, il portone era ricoperto di borchie in ferro.
Da Salizada Santa Giustina svoltate a sinistra in Calle Zorzi che vi porterà direttamente in Corte Nova. Nel Sotoportego de Corte Nova è situata la Pietra della Peste, l’unica pietra rossa presente a Venezia simboleggiante la sconfitta della peste, che non va calpestata in quanto si dice che porti sfortuna. La sua storia risale al 1630 circa, periodo in cui la peste aveva provocato la morte di quasi 80 mila veneziani, e l’area di Corte Nova fu l’unica zona di Venezia ad essere risparmiata.

La tradizione popolare racconta che a una donna del posto di nome Giovanna apparve un giorno la Madonna, chiedendole di far realizzare un dipinto nel sotoportego raffigurante la stessa Vergine insieme a San Rocco e a San Sebastiano: così facendo si sarebbe tenuta lontana la peste. Dunque, in Corte Nova restano a testimonianza della mancata peste: la pietra rossa sulla pavimentazione che rappresenta il punto esatto in cui si fermò la peste, i due altari dedicati alla Madonna, quattro rappresentazioni fotografiche di dipinti del Seicento raffiguranti l'accaduto (gli originali sono esposti nella chiesa di San Francesco della Vigna), e l'iscrizione, all'entrata del sotoportego.

A pochi minuti da Corte Nova è situata anche la Scuola Dalmata dei Santi Giorgio e Trifone: attraversate il Ponte de la Corte Nova, girate subito a sinistra in Fondamenta San Giorgio dei Schiavoni costeggiando Rio de Sant'Antonin e oltrepassate il primo ponte, Ponte de la Comenda, che trovate sulla sinistra. Qui è situata la Scuola Dalmata di San Giorgio e Trifone, detta anche Scuola di San Giorgio degli Schiavoni, fondata con l’intento di riunire i cittadini di origine dalmata residenti a Venezia a seguito della conquista della Dalmazia da parte dei veneziani, avvenuta nel 1451. 

Nel 1806, in seguito alla caduta della Repubblica di Venezia, Napoleone decretò la soppressione di tutte le Scuole e conventi veneziani e l’acquisizione dei loro patrimoni, comprese le opere d’arte; la Scuola Dalmata, tuttavia, fu una delle poche Scuole che riuscì a preservare il proprio patrimonio culturale. All’interno vi è ancora oggi custodito uno dei più straordinari cicli pittorici del primo Rinascimento veneziano, eseguito da Vittore Carpaccio agli inizi del Cinquecento, che raffigura le storie di Giorgio, Trifone e Girolamo, i tre santi protettori della confraternita.

Informazioni utili:

  • Scuola Dalmata: orari di apertura: 10.00 – 17.30 tutti i giorni (giorno di chiusura il martedì). Consultare il sito per il prezzo del biglietto https://www.scuoladalmatavenezia.com/
  • Vaporetto: Fermata Bacini - Arsenale Nord: linee 4.1 e 5.1 (direzione Celestia).

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La Pietra della peste

La "Pietra della peste" simboleggia la vittoria di Venezia sull'epidemia del Seicento



Tappa 8: Scuola Dalmata – Chiesa di San Giorgio dei Greci - Bragora

Prima di raggiungere l’ingresso monumentale dell’Arsenale, uno dei luoghi simbolo della Serenissima, vi proponiamo un’ulteriore tappa lungo il tragitto. Dalla Scuola Dalmata svoltate a destra in Fondamenta dei Furlani, che costeggia il canale, fino a giungere in Campiello Sant’Antonin, attraversate il Ponte Sant'Antonin sulla destra e proseguite dritto in Salizada dei Greci. Alla fine della Salizada si trova il Campiello de la Fraterna, si prosegue per Calle de la Madonna e prima del Ponte dei Greci sulla sinistra c’è una piccola fondamenta in marmo bianco che conduce al Museo delle icone bizantine e post-bizantine dell’Istituto Ellenico, dove sono conservate opere realizzate tra il XIV e il  XVIII secolo, e alla chiesa di San Giorgio dei Greci.

La storia della fondazione della Scuola dei Greci e della Chiesa di San Giorgio risale a oltre 500 anni fa quando nel 1498 il Governo della Repubblica approvò l’istituzione della Confraternita dei Greci Ortodossi o Scuola Greca, finalizzata ad attività di beneficenza e assistenza. La chiesa fu iniziata nel 1539 su progetto degli architetti Sante Lombardo e Giannantonio Chiona, e fu consacrata nel 1561. La cupola fu aggiunta successivamente, nel 1571, e venne affrescata da Giovanni Ciprios. La facciata della chiesa presenta tre ordini architettonici sovrapposti, valorizzati da partiture orizzontali; ai lati del portone centrale sono state realizzate due finestre che si contrappongono alle corrispondenti edicole collocate nella partitura centrale della facciata. L’interno della chiesa presenta l’iconostasi, elemento architettonico che caratterizza le chiese di rito greco-ortodosso, realizzato in marmo e decorato con pitture tardo bizantine a fondo dorato. All’interno sono inoltre conservate opere del pittore cretese Michele Damaskinos, pitture e icone bizantine, oltre al cenotafio dell’arcivescovo Gabriele Severo, opera di Longhena. Antistante alla chiesa vi è il sagrato con il campanile realizzato tra il 1587 e il 1592 al quale, nel 1617, si aggiunse la cella campanaria. Il campanile è caratterizzato da una notevole pendenza, fin dai tempi della sua edificazione. A lato della chiesa si estende una piccola corte, al centro della quale si trova una vera da pozzo tardogotica, risalente alla fine del XV secolo, con raffigurati in rilievo San Giorgio e San Nicola.

L'Istituto Ellenico di Studi Bizantini e post bizantini di Venezia, con sede presso il palazzo del Collegio Flanghinis, venne fondato nel 1951 a seguito di un accordo tra Italia e Grecia e rappresenta l'unico centro di ricerca ellenica su territorio extra greco. Lo stato greco donò nel 1953 all’Istituto Ellenico il patrimonio mobile e immobile appartenuto alla Confraternita dei Greci Ortodossi di Venezia.

Da qui ritornate indietro, percorrete Salizada dei Greci, attraversate Ponte Sant'Antonin e proseguite verso destra per Salizada Sant'Antonin dove troverete alcune botteghe artigiane quali antiquari, vetrai, mosaici e sartorie. Alla fine della salizada svoltate a destra per giungere in Campo Bandiera e Moro o Campo de la Bragora, dedicato ai fratelli Attilio ed Emilio Bandiera e a Domenico Moro, patrioti veneziani fucilati dalle truppe borboniche in Calabria nel 1844. A memoria dei fratelli Bandiera e di Moro è stato innalzato al centro del campo un pilo portastendardo nel 1866, che affianca le due quattrocentesche vere da pozzo.

Il campo è detto anche della Bragora, per la presenza dell’attigua Chiesa di San Giovanni in “Bragora”: termine riconducibile alla parola greca “agorà”, ovvero piazza, intesa non solo come luogo fisico ma anche come centro economico, politico e sociale. Infatti il campo, di forma quadrangolare, fu centro di uno dei nuclei abitativi più consistenti della città. Vi consigliamo di visitare la chiesa di San Giovanni in Bragora, dedicata a San Giovanni Battista, fondata agli inizi del secolo VIII, rifatta successivamente e ricostruita nella forma attuale tra il 1475 e il 1505. La chiesa presenta una facciata in mattoni con le forme del tardogotico veneziano, tripartita in tre navate.
Al suo interno sono presenti innumerevoli opere tra cui una pala di Cima da Conegliano che rappresenta il Battesimo di Gesù di fine Quattrocento. Dalla navata laterale di destra potete uscire in Campiello del Piovan dove sono presenti tre vere da pozzo di cui una dall'insolita forma cubica, a uso privato, come si legge nell’iscrizione. Il campiello è alberato e dotate di panchine, come peraltro Campo della  Bragora. A pochi passi da Campiello del Piovan percorrendo la calle del Forno a destra in fondo al campo potete arrivare in Riva degli Schiavoni.

Una curiosità: accanto a Palazzo Gritti-Badoer (il palazzo che fa angolo tra Campo Bandiera e Moro e Salizada Sant'Antonin), si trova la Calle della Morte: una piccola calle a forma di L, chiusa all’epoca in una delle sue uscite attuali. Qui solitamente sparivano i personaggi “scomodi” della Repubblica, coloro che non potevano subire processi, i responsabili di delitti politici, oppure le spie.

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Chiesa di San Giorgio dei Greci

La chiesa di San Giorgio dei Greci e la sede del Museo delle icone bizantine dell'Istituto Ellenico



Tappa 9: Bragora - Ingresso monumentale dell'Arsenale

Per proseguire l’itinerario ritornate dunque in Salizada Sant'Antonin e proseguite dritti in Salizada del Pignater. Qui noterete sulla destra il Sotoportego dei Preti che si contraddistingue per essere molto basso. Sulla sommità di questo sottoportico si trova un cuore di pietra, che si dice porti fortuna agli innamorati. Da Salizada dei Pignater, seguite le indicazioni gialle per Arsenale, svoltate a destra in Calle dei Corazzieri (una calle stretta) e poi a sinistra in Calle dei Pestrin. Una volta raggiunto il rio, percorrete un breve tratto di Fondamenta Tintor e attraversate il Ponte Storto che porta in Campo San Martin dove potete osservare la chiesa di San Martino, fondata all’inizi del VII secolo, poi riedificata a partire dal Cinquecento su modello di Sansovino che ne modificò orientamento e impianto basilicale. Il portale è del Sansovino e vicino si trova una bocca di leone per le denunce contro i bestemmiatori. Il campanile posto sul retro è gotico. 

A lato della chiesa sulla destra si trova l’ex scuola di San Martino dell’arte dei Calafati (spalmatori di pece) e del Sovegno dei Musici. Si segnala sopra la porta della scuola il bassorilievo del XV secolo di San Martino a cavallo che dona il mantello al povero. San Martino di Tours era uno dei Santi più popolari d’Europa fin dal Medioevo. I suoi funerali furono celebrati l’11 novembre del 397 e ogni anno in tale giorno si festeggia questo Santo. La Festa di San Martino è molto radicata nel veneziano ed è molto sentita dai bambini che passeggiano per la città sbattendo coperchi, pentole e cantando alcune canzoni. Inoltre, le pasticcerie e panifici locali in ricorrenza della festa espongono il tradizionale dolce di “San Martino”, che raffigura San Martino a cavallo. La chiesa custodiva alcune reliquie del Santo, fra cui un pezzo di tunica, una falange e una tibia. La tibia del Santo venne poi ceduta alla Scuola di San Giovanni Evangelista, con l’obbligo, però, di riportare la reliquia ogni 11 novembre con una processione dalla scuola di San Giovanni alla chiesa di San Martino. Una tradizione che è tramontata dopo la fine della Repubblica di Venezia.

Proseguite dritti in Fondamenta de fronte l’Arsenal fino a giungere in Campo de l’Arsenal dove ha inizio l’area dell’Arsenale. Qui, vi troverete ai piedi del monumentale ingresso “da terra” con il suo imponente portale, realizzato tra il 1457 e il 1460 sul modello degli antichi archi di trionfo romani, e attribuito ad Antonio Gambello.
Le colonne laterali furono recuperate dalla precedente porta medievale e presentano capitelli veneto- bizantini dell'XI secolo. Sopra la trabeazione è posto il leone alato di San Marco, simbolo della città. In seguito alla vittoria navale sui Turchi a Lepanto del 1571, la porta d’ingresso divenne un vero e proprio monumento commemorativo e furono inserite l’iscrizione sul fregio “Victoriae navalis monimentum MDLXXI”, la statua di Santa Giustina, e le due statue alate delle Vittorie sui pennacchi. Il Capitano Generale da Mar, noto come Peloponnesiaco Francesco Morosini, una volta divenuto Doge, contribuì successivamente ad arricchire ulteriormente l’ingresso dell’Arsenale, disponendo la sostituzione del ponte ligneo con una terrazza chiusa, cinta da una cancellata in ferro intervallata da otto pilastri, ognuno decorato da trofei a rilievo e sulla cui sommità è posta una statua allegorica.

A destra, a lato dell’ingresso, si riconoscono Nettuno, poi Bellona, Vigilanza e Abbondanza; a sinistra, Marte, poi Giustizia e altre due statue delle quali però è sconosciuta l’allegoria.
Nel corso del 1692 vennero collocati ai lati della terrazza due colossali leoni: Leone accosciato che ornava il porto greco del Pireo e Leone sdraiato originariamente collocato lungo la strada Lepsina, che collegava Atene a Eleusi. Nel 1694 la grande imposta in legno a due battenti che chiude l'ingresso venne completamente rivestita con lamiera di rame, sbalzato con trofei d'armi, anch'essi in ricordo delle gesta del grande condottiero e Doge Francesco Morosini, del cui casato venne riprodotto lo stemma.
Un terzo Leone venne qui posto nel 1716 da Francesco Nani Mocenigo, dopo la sua vittoriosa resistenza all'assedio posto dai Turchi alla piazzaforte di Corfù: è una scultura greco-arcaica del VI secolo a.c., che reca sullo zoccolo l’iscrizione: “anno corcyrae / liberate”.
Infine, il quarto Leone, posto al lato destro dell’ingresso, è tra tutti il più piccolo e antico, collocato in ricordo della riconquista veneziana di Corfù (1717), proveniente dalla Terrazza dei Leoni sull'isola di Delos nell'arcipelago delle Cicladi.

Una curiosità: la magnificenza dell’Arsenale di Venezia viene esaltata da Dante Alighieri, che lo menziona nel XXI canto dell’Inferno della Divina Commedia con il termine "Arzanà":

Quale nell'Arzanà de' Viniziani
bolle l'inverno la tenace pece
a rimpalmare i legni lor non san...

La vasta area dell’Arsenale è così suddivisa:

    • Arsenale Nord: gli spazi pubblici e il piano terra della Tesa 105 sono aperti al pubblico (per maggiori informazioni consultare la tappa 6 dell’itinerario);
    • Arsenale Sud: gli spazi sono utilizzati dalla Fondazione la Biennale di Venezia e accessibili solamente nei mesi di apertura delle mostre (Maggio-Novembre) con pagamento del biglietto;
    • Area di proprietà della Marina Militare: non aperta al pubblico, per le visite è possibile rivolgersi all'Istituto di Studi Militari Marittimi.

In prossimità del rio dell’Arsenale si trova l’ingresso acqueo che collega le darsene interne all’arsenale al bacino di San Marco e che si caratterizza per le due torri risalenti al 1686.

Per proseguire l’itinerario attraversate il Ponte de l’Arsenal che si collega alla fondamenta opposta, Fondamenta de l’Arsenal, dove sono situati gli unici due spazi, visitabili a pagamento, a testimonianza della funzione originaria dell'Arsenale: il Padiglione delle Navi e il Museo Storico Navale. Per accedervi, percorrete tutta Fondamenta de l’Arsenal, arrivate in Campiello della Malvasia dove vi sono alcune panchine e sulla sinistra in Campo San Biasio troverete l’ingresso al museo.
 

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L'ingresso monumentale dell'Arsenale

L'ingresso monumentale dell'area dell'Arsenale



Tappa 10: Arsenale - Isola di San Pietro - Basilica di San Pietro di Castello

Da Campo San Biasio proseguite a sinistra in Riva San Biasio, attraversate il Ponte de la Veneta Marina e subito dopo il ponte svoltate a sinistra in Via Garibaldi, un’ampia strada dove potrete trovare osterie, ristoranti, fontanelle ed eventualmente sostare nei Giardini di Viale Garibaldi. Alla fine della larga via mantenete la destra prendendo Fondamenta Sant’Anna dove è stato girato il film Spiderman far from Home del 2019.  Attraversate il secondo ponte che trovate lungo la fondamenta chiamato Ponte Sant’Anna e proseguite dritti per Calle Crosera, Calle Ruga fino a giungere in Campo de Ruga. Qui proseguite dritto in Salizada Streta dove potrete decidere di svoltare a destra in Calle larga de Castelo per raggiungere l’isola di San Pietro oppure proseguire dritto fino al Ponte dei Pensieri che consente di accedere al Giardino delle Vergini (accessibile gratuitamente nei mesi Maggio-Novembre durante il periodo di apertura della Biennale).

Il Giardino delle Vergini è un’ampia superficie verde di circa 14.000 metri quadri, delimitata dalle mura dell’Arsenale, dove vi era fino alla fine dell’Ottocento l’ex monastero Santa Maria Vergine. Dopo un impegnativo intervento di bonifica attuato dalla Biennale a partire dal 2000, il giardino è diventato uno scenografico spazio verde e anche un luogo espositivo per gli artisti e architetti partecipanti alle esposizioni della Biennale. Da qui poi è possibile ammirare un'ampia vista sull’Arsenale nord, che comprende le due torri esagonali di ingresso alla darsena grande dell’Arsenale, la Torre di porta Nuova, i Bacini di Carenaggio e la banchina della Novissima. Il giardino è visitabile seguendo il percorso espositivo dell’Arsenale oppure può essere raggiunto direttamente tramite il Ponte dei Pensieri.

Dopo questa piccola deviazione, uscite dal Giardino delle Vergini, attraversate il Ponte dei Pensieri, svoltate in Calle larga de Castelo, attraversate il Ponte di San Piero e arriverete in Campo San Piero. Questa zona rappresenta tre elementi importanti della storia di Venezia: l’isola di San Pietro di Castello è stata uno dei primi luoghi di stanziamento dei veneziani; il prato antistante la chiesa è l’unico rimasto a Venezia che ha mantenuto la caratteristica di “campo”; la Basilica è stata sede patriarcale fino al 1807, per poi essere trasferita nella Basilica di San Marco. In passato l’isola assunse il nome di Olivolo (secondo alcuni dagli ulivi che la alberavano, mentre secondo altri per la forma ovoidale) e successivamente quello di Castello per la presenza della struttura difensiva. Inoltre, si presume che l’isola di Castello sia stata una delle prime isole abitate tra quelle che inizialmente formarono la confederazione che originò Venezia e fu centro del potere religioso della città.

La Basilica di San Pietro di Castello, risalente al VII secolo e originariamente dedicata ai santi Sergio e Bacco, fu riedificata su modello di Andrea Palladio e dedicata a San Pietro per volontà del Vescovo Magno nel IX secolo. L’interno è a croce latina, a tre navate ed è sormontata da un'enorme cupola. Il presbiterio è affiancato da due cappelle laterali, le Cappelle Vendramin e Lando, che ospitano rispettivamente La Madonna col bambino e anime purganti di Luca Giordano e la pala, Tutti i Santi, in mosaico di Arminio Zuccato su cartone di Jacopo Tintoretto. All’interno è possibile ammirare la Cattedra di San Pietro di Antiochia, che si dice essere stata usata dal Santo. Lo stile rievoca l’arte musulmana, riconoscibile dalle decorazioni con motivi arabi e versetti del corano. 

Il campanile attuale, eretto staccato sulla destra della chiesa, è un’opera rinascimentale di Mauro Codussi, costruita tra il 1482 e il 1490. La sua unicità è dovuta all’uso della pietra d’Istria e alle sue forme rinascimentali.
Accanto alla Chiesa si trova il palazzo Patriarcale, che fu adibito a caserma dopo lo spostamento della cattedrale a San Marco.  

Una curiosità riguardante la basilica: sin dal IX secolo, il 2 febbraio di ogni anno - giorno della purificazione di Maria - le dodici fanciulle più belle del popolo, insieme ai loro sposi, ricevevano la benedizione nuziale nella chiesa di San Pietro di Castello. Oggi, un corteo di dodici ragazze veneziane rievoca, per la Festa delle Marie che si tiene durante il Carnevale, il rapimento e la liberazione di dodici promesse spose sfilando in abiti rinascimentali da San Pietro di Castello a Piazza San Marco. La vincitrice della Festa delle Marie viene poi incoronata Maria dell’anno in Piazza San Marco dal Doge (personaggio che personifica la figura del Doge) e sarà poi la protagonista del “Volo dell’Angelo” l’anno successivo, quando durante il Carnevale si calerà dal campanile di San Marco attaccata a una fune fino al centro di piazza San Marco.
 

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Basilica di San Pietro di Castello

La Basilica di San Pietro di Castello con il suo campanile



Arrivo: Basilica di San Pietro di Castello - Chiesa di Sant'Elena

L’ultima tappa di questo itinerario è l’isola di Sant’Elena, dove potrete apprezzare una passeggiata attraverso ampi spazi alberati che delimitano la laguna, da cui si gode di una spettacolare vista a 180° sul bacino di San Marco, sull’isola di San Giorgio Maggiore e sul Lido.

Da Campo San Piero imboccate la calle a destra della basilica che passa dietro al campanile, come suggerisce il nome Calle drio el Campaniel, procedete in Fondamenta de Quintavale e svoltate a destra in Calle Quintavale dove c’è il Ponte Quintavale che collega l’isola di San Pietro con Fondamenta Sant’Anna. Dal ponte si apre una imperdibile vista da nord a sud, arricchita dai suoni del movimento dell’acqua e dal cigolio delle barche. Proseguite dritto, poi svoltate a sinistra in Campiello Correra e percorrete Calle Gian Battista Tiepolo che si congiunge a Corte del Magazen fino ad arrivare al rio. Da qui, svoltate a destra in Fondamenta San Giuseppe e oltrepassate il primo ponte che trovate sulla sinistra, il Ponte San Isepo, attraversate l’omonimo Campo fino ad incrociare Rio Terà Sant’Isepo, girate a sinistra e percorrete questa via fino al Campiello del Paludo; attraversate sulla destra il Campiello e quindi girate a sinistra in Calle Paludo Sant'Antonio alla fine della quale attraversate l’omonimo ponte, si arriva all’isola di Sant’Elena. 

Proseguite per il viale alberato, viale IV Novembre, fino a giungere al “Parco delle Rimembranze”, dedicato ai caduti della prima guerra mondiale, caratterizzato da numerosi e alti pini marittimi, bagolari, aceri, cedri, lecci, olmi e attrezzato con panchine e aree giochi. Una volta arrivati alla fine del grande viale, svoltate a sinistra in Viale Piave e proseguite dritti costeggiando il rio. Attraversate il primo ponte, il Ponte di Sant'Elena, lasciandovi alla vostra sinistra lo stadio di calcio Pierluigi Penzo e proseguite di fronte a voi lungo il Viale Alberato di Sant’Elena che vi porterà dritti al complesso conventuale di Sant’Elena.

La chiesa di Sant’Elena, in stile gotico, fu fondata nel 1175 in occasione del trasporto delle spoglie della santa da Oriente, tuttora custodite nella cappella omonima della chiesa. La chiesa presenta una sobria facciata in mattoni, di tipo conventuale, mentre l’interno è a una sola navata con soffitto a campate, rafforzate da tiranti in legno sostenuti da barbacani.
All’interno vi sono due cappelle: una dedicata alla santa, sulla cui porta è presente l’Annunciazione con donatore di Marco Vecellio, l'altra, la Cappella Giustiniani, è adibita a sacrestia. Molti dipinti che ornavano anticamente la chiesa si trovano ora presso le Gallerie dell’Accademia, mentre la grande pala dell’altare maggiore è conservata presso la Pinacoteca di Brera a Milano. Ricordiamo inoltre che adiacente alla chiesa è visitabile il caratteristico chiostro di Sant’Elena.

La vostra passeggiata termina qui. Vi suggeriamo di tornare verso il Parco delle Rimembranze per raggiungere gli approdi del trasporto pubblico.
Segnaliamo inoltre altre due aree verdi attrezzate che troverete tornando in direzione Riva dei Sette Martiri: i Giardini di Viale Garibaldi, dove è situato il monumento in onore a Garibaldi realizzato nel 1885, e i Giardini della Marinaressa.
 

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Chiesa di Sant'Elena

Nella chiesa di Sant'Elena sono custodite le spoglie della santa


Fonti

  • Guida Rossa Touring Club Italiano. 2005. Venezia. La biblioteca di Repubblica

  • Giulio Lorenzetti – Venezia e il suo estuario, 1974

  • 1999. Calli, Campielli e Canali – Guida di Venezia e delle sue isole. Edizione Helvetia

  • Marina Crivellari Bizio. 2009. Campi Veneziani – Storia e segreti dei campi veneziani. Filippo Editore Venezia

  • Mariagrazia Dammicco. 2013. Guida ai Giardini Veneziani. La Toletta Edizioni.

  • Visite guidate e non in alcuni punti di interesse tra i quali chiese, musei, mostre e botteghe di artigianato etc.

  • Consultazione dei siti ufficiali dei principali punti di interesse

  • https://www.comune.venezia.it/

  • https://www.veneziaunica.it/

  • https://www.veneto.eu/

  • https://www.chorusvenezia.org/


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