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Non solo gondole: la caorlina

Non solo gondole: la caorlina

Nel novero delle barche lagunari non può mancare la caorlina.


disegno di una tipica caorlina (Arzanà.org)

Fig1. - caorline da seragia (Arzanà.org)


La caorlina è un’imbarcazione lagunare molto robusta ed elegante, con poppa e prua tonde e simmetriche, dotata di aste a mezzaluna dall’estremità verticale e fianchi paralleli, capiente senza per questo risultare sgraziata1. Si voga come la gondola: sopra la coperta di poppa e in piedi. Anche questa, come altre tipologie di barche lagunari di cui abbiamo raccontato, è una tipologia di barca sopravvissuta. Sopravvissuta grazie all’agonismo remiero che ha tramandato più o meno le forme (anche se un po’ meno armoniose) delle maneggevoli barche da carico (tra i 30 ai 60 quintali) che venivano impiegate nei lavori più diversi.

Ad essere precisi la caorlina fece la sua prima apparizione in Regata Storica nel 1949, dopo il successo ottenuto l’anno precedente nella regata organizzata al Cavallino in occasione dell’inaugurazione del monumento ai Caduti.2

Sull'origine del termine caorlìna, la versione che va per la maggiore la vorrebbe legare a Caorle: caorlina → Caorle! Troppo semplice? Chi lo sa… ci sentiamo di condividere le osservazioni dello studioso Luigi Divari3: in questa eventualità si sarebbe forse detta caorlotta, come tutte le cose inerenti a quella città. In secondo luogo, il conte Ninni Pericle Alessandro, che di cose lagunari se ne intendeva, nel 1890, la descrive per la prima volta nelle sue "Aggiunte e correzioni al Dizionario del dialetto Veneziano" e la classifica:

“barca ad uso buranello, assai agile [...] e si può dire che s'a il tipo di tutte le barche dell'isola di Burano”.

I pochi altri documenti ottocenteschi non aiutano, e nemmeno le più vecchie fotografie di Caorle: le caorlìne presenti erano, di solito, quelle dei buranelli che pescavano da quelle parti, o dei pescatori locali, i quali, come testimoniavano gli anziani pescatori locali, se le facevano costruire sempre a Burano.

Altra interessante evidenza storica che riporta sempre la ricerca di Divari è che la barca è conosciuta con questo nome da meno di due secoli.


Fig.2 la caorlina Maria dopo il restauro

Fig.2 la caorlina Maria dopo il restauro


Giovanni Casoni, nato nel 1783, fu un raffinatissimo erudito su questioni idrauliche e di storia della marina veneziana4 e non la nominò mai nei suoi scritti5, e il quasi coetaneo Giuseppe Boerio6 - forse meno competente in materia di barche - non la riporta nemmeno nel suo dizionario del dialetto veneziano. La usavano sia i trasportatori che i pescatori, oltre ai molti contadini con gli orti sulle isole, o in margine alla laguna, gente che maneggiava i remi e la vanga con medesima precisione, e da sempre venivano in città vogando, per vendere i prodotti delle loro terre: abbiamo infatti barche adatte alla pesca lagunare (“Caorlina da Seragia” o “Barca da Cogoleti”), al trasporto di frutta e verdura dalle isole ai mercati cittadini (“Caorlina da frutarioli”), al trasporto di materiali inerti (“Caorlina da Mureri”).

 




Fig.3 disegno di una tipica caorlina (Arzanà.org)


Quasi assenti lungo i rii cittadini, le caorline si notavano numerose sulle acque settentrionali della laguna, a partire da Mestre, dove c'è ancora una Piazza Barche che ricorda la vecchia fossa Gradeniga interrata negli anni ‘60 del Novecento.

Da Mestre, proviene anche il più vecchio documento che le nomina, datato 1837,

“...al fine di togliere i tanti abusi che vengono commessi dalle barche così dette caorline le quali si permettono di trasportare e persone e mercanzie a danno dei battelli e delle gondole grande per Mestre [...] non servendo queste che al solo trasporto di frutta, farine, ghiaccio, pesce".

In breve, la Delegazione Municipale stabilisce che le caorline dei mestrini che trasportano la loro merce a Venezia e viceversa, non possono imbarcare anche passeggeri, con servizio, abusivo, "di volta", come gli altri traghetti, pena una multa di ben "dodici lire e il sequestro della barca, fino a quando non verrà pagato l'importo". A corredo del fascicolo, l'elenco di ventisette caorline, con i nomi, cognomi e "detti" dei rispettivi proprietari e conduttori, fornito dai delegato di Mestre.7

E sempre da Mestre, per la precisione dal passo di Campalto, partivano fino agli anni ‘50 del ‘900 per Venezia le lattaie che rifornivano le numerose latterie in tutto il centro storico insulare e commerciavano latte sfuso in prossimità di alcune zone della città7.

Come vediamo quindi non ha molta importanza se la caorlina derivi o meno da Caorle: la sua storia dimostra che è stato un mezzo che ha favorito continue relazioni tra Venezia e la terraferma.

Crediti fotografici:
Fig.1 Arzanà.org
Fig.2 Gilberto Penzo
Fig.3 Arzanà.org

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1Gilberto Penzo, Barche veneziane, catalogo illustrao dei piani di costruzione, Il Leggio, Chioggia 2002

2Scheda della caorlina sul Sito dell’associazione Arzanà

3Luigi Divari, Barche del golfo di Venezia, Il Leggio, Chioggia 2009

5Gli scritti di Giovanni Casoni sono conservati nel fondo Casoni al museo Correr di Venezia http://correr.visitmuve.it/wp-content/uploads/2016/03/ELENCO-FONDI.pdf

7Luigi Divari, Barche del golfo di Venezia, Il Leggio, Chioggia 2009

8Guglielmo Zanelli, Barche e barcaioli, Venezia, 1981


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